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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Una sostanza naturale per il dopo sbornia

I postumi di una sbornia sono talvolta così spiacevoli  che qualcuno non ripete più l’episodio; questa è una conseguenza positiva.
Molti altri dichiarano di non soffrirne eccessivamente anche se il complesso dei sintomi si presenta comunque in relazione alla quantità di alcol bevuto e/o alle eventuali dannosissime associazioni con altri prodotti della fermentazione.
La spiacevolezza dei postumi dipende quindi dalla eccessività del comportamento ed anche da fattori individuali, compresi quelli genetici.
Questi ultimi sottendono la capacità di metabolizzare velocemente l’acetaldeide in acetato, (un composto meno “spiacevole”), e quindi di allontanare i metaboliti.

Per superare il dopo sbornia è noto l’utilizzo della diidromiricetina o ampelopsina (un integratore alimentare).
La diidromiricetina è un derivato dai frutti dell’albero del ciliegio giapponese ( o albero dell’uva passa giapponese-Hovenia dulcis) ed è tradizionalmente impiegato nella medicina cinese.
Il suo funzionamento in realtà non è ancora chiaro. Le proprietà pare siano associate ad un capacità antiossidante, al legame con i recettori GabaA cui si lega anche l’alcol  e ad un effetto epato protettivo.
Attualmente una ricerca ha comunque posto in evidenza i vantaggi complessivi della stessa sostanza sul parenchima epatico e non solo quello di superare l’hangover.

Lo studio, condotto su animali alimentati per due mesi con una dieta ricca di alcol progressivamente aumentato, ha rilevato che la diidromiricetina causa favorevoli cambiamenti metabolici in grado di allontanare l’alcol più velocemente così da ridurne i danni sia a breve che a lungo termine.
Ciò comporta evidenti vantaggi nei riguardi delle persone che eccedono nell’alcol ma anche in quelle che presentano un danneggiamento epatico per cronico consumo.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo, l’alcol è responsabile di 3 milioni di decessi ogni anno e del 5,1% del carico globale delle malattie.

L’alcol in eccesso può determinare molti e gravi problemi in vari organi e apparati e di certo il fegato è tra i più colpiti.
Secondo lo studio, la diidromiricetina:
stimola il fegato a produrre più l’alcol deidrogenasi (ADH), che forma l’acetaldeide, e soprattutto l’enzima aldeide deidrogenasi (ALDH) che consente la trasformazione dell’acetaldeide in acetato, meno tossico e più facilmente allontanabile; inoltre aumenta l’efficienza di entrami questi enzimi consentendo appunto a questi enzimi di convertire l’etanolo in forme più semplici.
riduce l’accumulo di grasso conseguente che conduce alla steatosi e quindi alla cirrosi
riduce le citokine e quindi il processo infiammatorio cronico che contribuisce al danno cellulare sia del fegato che di altri organi.

Questi risultati confermano l’utilità della diidromiricetina come integratore alimentare nel dopo sbornia; in più, con la stessa è possibile aiutare a ripristinare la funzionalità epatica o a ritardare l’insorgenza di malattie ed, in caso di trapianto epatico, di supportare la funzionalità del nuovo organo.

Joshua Silva et al., . Dihydromyricetin Protects the Liver via Changes in Lipid Metabolism and Enhanced Ethanol Metabolism. Alcoholism: Clinical and Experimental Research, 2020; DOI: 10.1111/acer.14326

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A questo punto mi permetto di fornire una piccola spiegazione sul metabolismo dell’alcol:
“la maggior parte dei farmaci, come altre sostanze esogene, vengono eliminati dall’organismo ad una velocità che dipende dalla quantità di questi.
Per l’alcol ciò avviene solo a concentrazioni molto basse e clinicamente non significative, cioè pari a 0,2 grammi/litro. Quando al contrario la concentrazione di etanolo è più elevata, il processo di ossidazione epatica si satura e allora la velocità di eliminazione diviene costante e indipendente dalla concentrazione (figuratamente è come se il fegato, quando vi è troppo etanolo in giro, mettesse un semaforo metabolico, con permesso di passare solo ad una certa quantità di alcol in un certo tempo)
Un adulto può metabolizzare 7-10 g di alcol in 1 ora e ciò equivale, circa:
— a meno di una bevuta di una lattina di 330 ml di birra
— a meno di un bicchiere di 125 ml di vino di 12°
— a meno di un distillato alcolico di circa 40 ml.
1 bicchiere di vino, 125 ml, di 12 ° (o al 12% di alcol), contiene 12 grammi di alcol.

Si ricorda inoltre che l’alcol viene principalmente metabolizzato nel fegato.
Due sono le vie utilizzate: una costitutivamente presente nel fegato, la via dell’alcol deidrogenasi (ADH) una seconda inducibile, ovvero che si avvia nell’assunzione cronica ed elevata di alcol, la via del sistema di microsomiale di ossidazione dell’etanolo (MEOS).
Entrambe le vie portano comunque alla formazione di acetaldeide. Quest’ultima viene poi ulteriormente metabolizzata dall’aldeide deidrogenasi (ALDH) in acetato che viene utilizzato per la sintesi di acidi grassi o bruciato all’interno del ciclo dell’ac. citrico per la produzione di energia.
L’acetaldeide è la sostanza responsabile della maggior parte degli effetti collaterali dell’alcol e delle spiacevoli esperienze dopo sbornia.
Le popolazioni, come alcune di origine asiatica, o gli individui che presentano una carenza genetica dell’aldeide deidrogenasi (ALDH) e che quindi non possono sufficientemente metabolizzare l’acetaldeide, subisco, se assumono alcol, il cosiddetto effetto Antabuse, dovuto ad un eccesso di acetaldeide presente, con: vampate al viso, sudorazione, ipotensione, tachicardia, palpitazioni, nausea, vomito, vertigini e cefalea pulsatoria

il dopo sbornia - metabolizzare alcool

In sostanza, prima e più velocemente avviene la metabolizzazione e successivo allontanamento, minori saranno gli effetti di una sbornia.
I segni e i sintomi di una “sbornia” consumata, iniziano a manifestarsi quando i livelli di alcol nel sangue del bevitore diminuiscono notevolmente; ciò accade soprattutto al mattino dopo che si è trascorsa la notte a bere.
Le cause dei postumi sono molteplici.
— L’etanolo ha un effetto disidratante (si riduce il livello di fluidi nel cervello e in vari altri distretti) e ciò determina mal di testa, secchezza delle fauci e letargia; la disidratazione e gli effetti di questa possono essere ridotti bevendo molta acqua durante e dopo il consumo di alcolici.
— L’impatto irritante dell’etanolo sulla mucosa dello stomaco può causare la nausea ma anche esofagiti e gastriti, accompagnate da dolore addominale, anoressia, vomito e sanguinamento. L’azione locale sulle pareti dell’intestino, combinata agli altri componenti della dieta, può indurre diarrea o costipazione.
— Durante la metabolizzazione dell’etanolo e dell’aldeide deidrogenasi vi è aumento della produzione dell’NADH e tale eccesso rallenta la “gluconeogenesi” nel fegato, causando ipoglicemia.
— L’alcol agisce inoltre sull’ipotalamo inibendo la secrezione di vasopressina, che a livello renale si traduce in una aumentata produzione di urina.
Insieme all’acqua, nell’urina, vengono espulsi anche numerosi sali che provocano uno squilibrio degli elettroliti, aggravato in caso di vomito o copiosa sudorazione, che spiegano la debolezza, i giramenti di testa e l’affaticamento muscolare.
La gravità della sbronza è strettamente legata alla quantità di alcol consumato.
Nella maggioranza dei casi i postumi della sbronza scompaiono entro 24 h.
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