E’ colpa di mia madre se combatto con l’obesità
Dovrei odiarla? Ok: la odio. Ho diciannove anni e combatto con la tendenza all’obesità. Odio anche questa, ma molto di più odio mia madre. Impossibile parlare con lei di un mio problema senza che questo diventi anche un suo problema. E lei ha sempre tanti di quei problemi suoi che non voglio aggiungerci i miei. E’ sempre stato così. E allora se ho un problema me lo tengo. Per mio padre invece certi problemi non sono neanche problemi, a lui basta che studi e che abbia una ragazza.
Che ero grasso l’ho realizzato alle medie perché mi prendevano in giro sul pullman. Non ho mai amato fare sport. Mi è piaciuto studiare chitarra ma quella la posso suonare anche stando seduto sul letto. Sono un sedentario. Che mi sentivo grasso e informe lo scrissi su un tema in classe alle medie. Non so se la professoressa ne ha mai parlato con mia madre. Certo è che mia madre non mi ha mai detto niente in proposito. E’ colpa di mia madre se combatto con l’obesità. Mia madre ha vissuto la mia infanzia con il senso di colpa di non potermi dare di più, non di oggetti ma di affetti. Pensava che mi potessero mancare i nonni lontani, gli zii e i cugini, tutti lontani. In realtà i parenti mancavano a lei ma era convinta, che dovessero mancare anche a me. L’altra sua fissa era che non avevamo abbastanza amici di famiglia perché sempre troppo lontani anche quelli. In realtà io avevo i miei amici: i compagni di scuola, ma per lei non era mai abbastanza. Insomma tutto quello che mancava a mia madre doveva per forza mancare anche a me. E non importava che io avessi le mamme dei miei compagni di scuola ad accogliermi per giocare, per le merende o le cene, per lei la mia infanzia era un’infanzia deprivata di qualcosa di indispensabile allora pensava sempre di dovermi consolare, anche se io mi sentivo a posto. La modalità di consolazione preferita da mia madre era farmi trovare una merendina dolce confezionata, o un ovino di cioccolata con sorpresa , ogni volta che tornavo da scuola. Non c’era giorno che non mangiassi o l’uno o l’altro o entrambi. Solo che io odio la cioccolata e tutti questi dolcetti prevedevano la cioccolata.
Per fortuna sono riuscito a farle capire che più di tutti odiavo la Nutella, sono riuscito a difendermi e almeno quella non me l’ha data. Però le sorprese delle merendine mi facevano impazzire! Insomma tutti questi dolcetti industriali mi hanno gonfiato. E non mi dava solo quelli ma anche degli enormi piatti di pasta sia a pranzo che a cena. E quelli mi piacevano sempre ! In quinta elementare portavo già la taglia M da adulto. Obeso? Non lo so. Per un breve periodo della mia adolescenza ho amato il Mc Donald, ma appena raggiunta l’età della ragione l’ho evitato sistematicamente. Adoro sempre il panino con il bacon ma so che è veleno per me e allora me lo concedo solo quando sono in viaggio all’estero. Una beatitudine a cui sono guidato dalla nostalgia per i veleni di casa.
Oggi se non sto attento a cosa mangio mi gonfio subito.
Un conoscente palestrato mi ha spiegato che le cellule del grasso, gli adipociti, se si formano nell’infanzia, poi durano per sempre. Così penso che quando sono più magro gli adipociti sono sgonfi come palloncini senza gas, se mangio dolci o grassi o esagero con la pasta si riempiono di grasso e io aumento di peso.
Questo conoscente mi ha spiegato che c’è solo un modo di distruggere questi adipociti: col movimento. Tanto movimento finchè le cellule adipose vengono distrutte e rimpiazzate da cellule muscolari. Dicono che se cominci a farlo, questo movimento, poi non puoi più farne a meno. Dicono che facendolo produci endorfine, che è poi la morfina prodotta dal nostro stesso corpo e che da benessere e buon umore. Io, se c’è una cosa che odio più di mia madre è proprio il movimento. Quello fine a se stesso intendo, quello che si fa in palestra. Come si possa amare la palestra è una cosa che non capirò mai proprio come non capisco mia madre. Con lei è rimasto un rapporto problematico come con il cibo. Sto attento al cibo ma mi abbuffo di programmi tv di cucina….quasi sempre mentre mangio.