Il poliabuso. Niente è più abbastanza.
I comportamenti d’uso nei riguardi delle droghe o nei riguardi di sostanze con effetto psicoattivo si sono modificati nel corso degli anni.
Attualmente gli individui consumano di tutto, tutto assieme e niente è più sufficiente. Niente basta più. Utilizzano le sostanze in forma di abbuffate sociali. Come il cibo.
Il consumo è come costretto dalla legge del gruppo e una sola droga non basta più.
I problemi allora non sono le sostanze, come sempre, sono le persone spinte ad esagerare, a “spettacolarizzarsi” per ottenere l’accettazione sociale.
Prima il consumatore pareva “affezionarsi” ad una certa sostanza e veniva “classificato” proprio in rapporto a questa malsana dedizione.
Quindi c’erano gli eroinomani, i cocainomani, gli sballati delle discoteche con l’ecstasy, i naturisti con l’erba (cannabis). La divisione non era rigida ovviamente e gli sconfinamenti non infrequenti.
Devo aggiungere che più spesso gli eroinomani non gradivano la cannabis perché in molti di loro causava uno stato di paranoia. Non ho mai ben compreso la ragione ovvero come la supposta interazione farmacologica favorisse questo effetto.
I termini “poliabuso o poliuso di droghe” descrivono genericamente l’uso di più di una droga o tipo di droga da parte di un individuo sia contemporaneamente (uso simultaneo) sia in sequenza entro un tempo specificato (uso concomitante). Interessa e comprende l’uso sia di droghe illecite che di sostanze legali, come alcol, tabacco, nuove sostanze psicoattive e medicinali (ad es. le benzodiazepine). Il poliuso di droghe può anche verificarsi inconsapevolmente, poiché compresse o polveri vendute sul mercato della droga possono contenere più di una sostanza.
La cannabis, di cui prima, al contrario, era preferita dai cocainomani per sedare lo stato di nervosismo o per alleviare i sintomi in fase astinenziale. Pericolosissimamente questi pazienti associavano anche (associano tuttora) la cocaina all’alcol con l’immediata produzione di un metabolita psicoattivo il cocaetilene che ha un’azione più duratura e più potente della stessa cocaina.
Il cocaetilene può talvolta determinare decessi non previsti secondo il tempo d’azione della sola cocaina, ordinariamente di 20-30 minuti; al contrario, queste fatalità avvengono molto dopo e si riteneva erroneamente che la morte non dipendesse dalla cocaina proprio perché avveniva molte ore dopo la cessazione del suo consumo. Poi è stata compresa la correlazione.
Sempre al fine di ridurre i sintomi dell’astinenza, i consumatori di cocaina potevano e possono usare sia il metadone o l’eroina; insomma, oppiacei per moderare il disagio.
L’uso di più droghe è comunque molto comune tra gli utilizzatori di MDMA o ecstasy.
Cannabis, alcol e in misura minore cocaina, amfetamina, metamfetamine, ketamina e GHB vengono consumati in combinazione con l’ecstasy. La cannabis è la sostanza più frequentemente utilizzata mentre l’alcol è presente nella maggior parte delle emergenze ospedaliere associate all’esposizione all’MDMA.
Un altro tipo di associazione realizzata da coloro i quali usano l’ecstasy, è quella con il Viagra al fine di rendere più facilmente effettuabile l’attività sessuale (favorita dallo stato estatico, dalla rilassatezza e dalla entattogenicità prodotti dall’MDMA (ecstasy) ma allo stesso tempo, da quest’ultima, inibita. I ragazzi che frequentano i rave o che ingeriscono tanto ecstasy risolvono il problema assumendo il Viagra, costruendo una associazione farmacologica detta “sexstasy”.
Il termine “entattogeno” è composto dalle radici greche en e gen, che significano rispettivamente dentro e generare, e dal latino tactus, toccare, per indicare ciò che “tocca dall’interno”.
Il termine è stato coniato per sostituire il termine “empatogeno” precedentemente attribuito all’MDMA, che evidenziava gli effetti soggettivi di “forte propensione a indurre empatia e sentimenti di connessione”.
Sempre in ambulatorio, si vociferava di quei pazienti particolarmente ardimentosi che preferivano provare il grande rischio dello “speedball”.
Quasi un ossimoro, il combinato di un oppiaceo (deprimente) con un amfetaminico o con la stessa cocaina (eccitante-stimolante).
L’assunzione può avvenire sia sniffando sia attraverso endovena, in una stessa siringa o addirittura in due siringhe, ciascuna per ogni braccio modulando soprattutto il tempo di somministrazione in relazione alla sintomatologia clinica ovvero a quanto si vuole ottenere.
In carcere ho tante volte osservato un uso “sbalorditivo” di sostanza legali.
Tutti farmaci per sedare, per tenere a posto persone private della libertà e che si rifugiavano in questo protettivo miscuglio di farmaci (spesso richiesto in modo ossessivo) per non “morire” di pensieri, di desiderio di “aria”.
Le associazioni e i dosaggi erano impressionanti. Spesso ho pensato che, per qualche da me insaputo meccanismo farmacologico, l’organismo si difendeva impedendo che si realizzasse l’azione di tutti quei farmaci messi assieme. Le sostanze si autoannullavano o si autocontenevano. Forse, non so.
Tutto quanto ho descritto si riferisce a pazienti imprigionati, per varie ragioni, dalle droghe o consimili. La specificazione che fossero pazienti con i tanti drammi delle loro esistenze li scusa in qualche modo, a mio giudizio.
g.montefrancesco
Fonte
– www.insostanza.it
– EUDA- European Union Drug Agency; MDMA — In-depth analysis. March 2025