Metoxetamina, un dissociativo da non dimenticare
La metoxetamina è un anestetico dissociativo appartenente alla classe delle arilcicloexilamine ed è una delle più recenti “designer drugs”, cioè una droga studiata a tavolino e derivata da una droga già nota. Nella fattispecie è un derivato della ketamina ottenuta sostituendo il 2-cloro con un 3-metossi sull’anello aromatico e la metilamina con la 2-etilamina. E’ proprio quest’ultima che conferisce alla metoxetamina un maggiore e più prolungato effetto rispetto alla ketamina. E’ un agonista del recettore NMDA (compete con l’acido glutammico) e blocca la ricaptazione della serotonina.
La diffusione di questa sostanza è in continuo aumento e, seppure inizialmente sconosciuta tanto da non essere nemmeno inserita nelle tabelle delle sostanze illegali, oggi ha assunto una rilevanza di primaria importanza in tossicologia clinica e forense. Ad oggi, comunque, i dati sulla metoxetamina sono poco chiari anche a causa della scarsità di casi di studio. Tra i più recenti c’è quello riportato lo scorso mese dal Journal of Forensic Sciencesa, vediamo se e quali informazioni ha aggiunto alla conoscenza della sostanza.
Il caso riguarda un motociclista visitato da un tossicologo forense dopo essere stato sottoposto ai test standard di sobrietà da parte della polizia ed averli falliti. Stando alla visita del tossicologo, il motociclista presentava il seguente quadro: occhi rossi ed umidi, inespressività, tic nervosi e agitazione, alternati a movimenti lenti e macchinosi in risposta a stimoli esterni; inoltre impiegava molto tempo a capire semplici domande, aveva difficoltà ad apprendere informazioni e faceva discorsi privi di senso. Aveva quindi un comportamento dissociativo: coscienza, memoria, percezione e attività motoria erano dissociati gli uni dagli altri.
Il motociclista dichiarava di aver assunto un mix di diverse sostanze tra cui l’ecstasy e Klonopin (clonazepam) dopo averle acquistate su internet. A quel punto gli veniva prelevato un campione di sangue che, sottoposto ad una serie di esami tossicologici risultava positivo alla presenza di MDMA e clonazepam oltre che a cannabinoidi (carbossi-THC) e difenidramina (DPH). Il motociclista era quindi sotto l’effetto di sostanze in grado sia di stimolare che di inibire il sistema nervoso centrale e che inducevano una menomazione psicofisica condizionando negativamente la sua capacità di controllare il veicolo. Questo però non spiegava il comportamento dissociativo dato che il soggetto risultava negativo ai test per i dissociativi più diffusi: ketamina e fenciclidina (PCP). Solo un ampliamento del campo di ricerca delle sostanze permise di identificare la presenza di un altro anestetico dissociativo: la metoxetamina.
La contemporanea presenza di diverse droghe nell’organismo del soggetto rende estremamente complicato trarre conclusioni univoche sulla metossietamina ed è questo un problema che si riscontra nella stragrande maggioranza dei casi analizzati fino ad oggi.
Quello che però conferisce rilevanza a questo e agli altri casi simili, sta nel fatto che la metoxetamina, il PCP e la ketamina condividono non solo similarità nella struttura chimica ma anche negli effetti provocati che sono riassumibili con il comportamento dissociativo. Informazione, questa, che può dare un significativo aiuto ai tossicologi qualora si trovino di fronte ad un individuo con il quadro clinico sopra descritto ma risultati per PCP e ketamina negativi, indirizzandoli verso la ricerca della metoxetamina.
Mattia Bozzelli, studente di medicina.
Fonti: A Polydrug Intoxication Involving Methoxetamine in a drugs and driving case, A. Elian e J. Hackett, Journal of Forensic Sciences, May 2014, Vol. 59, p.854-858.