La sindrome da astinenza nei neonati
La variabilità genetica può essere indicazione ad un differente trattamento dei neonati con sindrome da astinenza da oppioidi (NAS).
La sindrome da astinenza neonatale (Newborn Abstinence Syndrome o NAS) è causata dalla esposizione in utero agli oppioidi assunti regolarmente dalle madri e rappresenta un problema crescente problema sia sanitario che sociale (Patrick SW et al. 2013). Si tratta di manifestazioni che possono essere definite come una vera e propria crisi d’astinenza, causata dalla brusca interruzione, con il parto, dell’apporto delle sostanze stupefacenti al feto.
La NAS non si sviluppa automaticamente in tutti i piccoli. Poiché alcuni bambini possono avere sintomi lievi mentre altri possono presentare un quadro clinico molto più grave, si è fatta strada l’ipotesi che fattori genetici, per altro ancora non ben caratterizzati, possano influenzare tale variabilità.
Un finestra sui fattori genetici che possono condizionare l’incidenza e la gravità della NAS è stata aperta da uno studio recentemente pubblicato dal gruppo del dott. Jonathan M. Davis, del Floating Hospital for Children del Tufts Medical Center di Boston (Wachman et al. 2013). E’ noto che polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs) del gene che codifica per il recettore μ degli oppioidi (OPRM1), dei geni di multi-resistenza ai farmaci (ABCB1) e della catecol-O-metiltransferasi (COMT) sono associati ad un rischio di dipendenza da oppioidi nei soggetti adulti.
Per determinare se polimorfismi a singolo nucleotide di questi geni possano essere associati alla lunghezza della degenza ospedaliera ed alla necessità di trattamento per NAS, uno studio di coorte multicentrico è stato condotto in 5 centri di cura ed ospedali di comunità in Massachusetts e Maine tra luglio 2011 e luglio 2012. Campioni di DNA di ottantasei coppie madre-figlio sono stati genotipizzati per tali polimorfismi e gli esiti di NAS correlati quindi con il genotipo.
Gli autori hanno concluso che tra i bambini con sindrome da astinenza neonatale, le varianti nei geni OPRM1 (la variante 118A>G con genotipo eterozigote AG o omozigote GG) e COMT (la variante 158A>G con genotipo eterozigote AG o omozigote GG) erano associate ad una minore lunghezza della degenza ospedaliera ed ad una minore necessità di trattamento. Nessuna significativa associazione era stata documentata per le varianti del gene ABCB1.
Il Dott. Davis, in una conferenza stampa, ha concluso che se si riuscirà a mettere rapidamente in relazione i fattori di rischio clinici per NAS con il profilo genetico della coppia madre-figlio, si potranno caratterizzare i casi specifici di maggiore o minore suscettibilità alla sindrome ed adattare di conseguenza il trattamento.
Non ultimo, tutto ciò documenta ulteriormente che, se pure i fattori genetici non sono di assoluto determinismo nell’espressione della tossicodipendenza, gli stessi possono predisporre in misura maggiore o minore alla eventuale vulnerabilità individuale verso la stessa (ndr).
Alfredo Orrico genetista
Bibliografia
Patrick SW, Schumacher RE, Benneyworth BD, Krans EE, McAllister JM, Davis MM. Neonatal abstinence syndrome and associated health care expenditures: United States, 2000-2009. JAMA. 2012 May 9;307(18):1934-40.
Wachman EM, Hayes MJ, Brown MS, Paul J, Harvey-Wilkes K, Terrin N, Huggins GS, Aranda JV, Davis JM.. Association of OPRM1 and COMT Single-Nucleotide Polymorphisms With Hospital Length of Stay and Treatment of Neonatal Abstinence Syndrome. JAMA. 2013;309(17):1821-1827.