Ketamina, chi ne abusa ?
La ketamina cloridrato (allucinogeno-dissociativo) è un derivato della fenciclidina (PCP, polvere d’angelo “angeldust”).
La sua struttura chimica e il meccanismo di azione sono simili a quelli del PCP ma è meno potente e ha una durata minore. E’ stata introdotta come anestetico a metà degli anni ’60 proprio per sostituire la fenciclidina che aveva molti e gravi effetti collaterali.
Fu scoperta nel 1962 dal chimico americano Calvin Lee Stevens.
La ketamina è un farmaco e come tale è sempre pura; si presenta come una polvere bianca cristallina, solubile in acqua, in alcol e cloroformio. Essa viene venduta per strada come liquido, in capsule o pillole. Per trasformare la forma liquida in polvere basta un microonde in modo da far evaporare la porzione liquida e così residua la polvere.
Può essere sniffata, iniettata, ingerita, o assunta per via rettale o anche fumata assieme ad altre sostanze come la marijuana.
Di norma essa viene sniffata come la cocaina; la via endovenosa è molto meno frequente. In entrambi i casi l’azione è molto rapida dai 30 secondi a meno di 5 minuti (la rapidità d’azione di una qualsiasi sostanza è elemento che partecipa grandemente allo sviluppo di dipendenza).
Se ingerita o anche assunta per via rettale entra in azione dopo circa 20-30 minuti.
Gli effetti permangono comunque da 1 a 3 ore (la sua semivita è breve, 1-2 ore).
Tale durata d’azione, relativamente corta, d’altra parte può favorire il cosiddetto binge (ovvero la ripetuta utilizzazione di una droga, come accade con l’alcol o la cocaina, per risentire gli effetti) ed è la ragione per cui è preferita ad allucinogeni con una durata d’azione piuttosto lunga; ad es. l’LSD o altri allucinogeni presenti nei funghi che diventano per l’utilizzatore assolutamente non controllabili e “pesanti”. Nel mercato illegale, alla ketamina viene spesso aggiunta efedrina e l’associazione viene venduta come ecstasy (MDMA).
La ketamina deve i suoi effetti a livello del sistema nervoso centrale principalmente per l’azione di antagonismo non-competitivo sul recettore NMDA (N-metil-D-aspartato) del glutammato – il neurotrasmettitore veloce del cervello.
Questo recettore ha un ruolo centrale nella memoria e nell’apprendimento e ciò fa comprendere come un suo “blocco” causi l’amnesia e l’alterazione delle funzioni cognitive, caratteristiche della sostanza. La ketamina ha mostrato anche la capacità di indurre un uso compulsivo ripetuto e sono riportati casi di assuntori che si auto-iniettavano la sostanza per diverse volte al giorno per lunghi periodi di tempo. Ciò può avvenire in breve tempo.
Si può quindi sviluppare dipendenza e alla sospensione d’uso si possono manifestare segni astinenziali.
Relativamente allo sviluppo di dipendenza, va riportato che una ricerca, condotta su animali che potevano accedere all’autosomministrazione di differenti dosi di ketamina, ha mostrato che, come tutte le droghe anche questa sostanza stimola fortemente il sistema della ricompensa e quindi un aumento del rilascio di dopamina (la molecola del piacere), ma, a differenza però di quelle che creano dipendenza, la ketamina pare non induca la plasticità sinaptica che queste provocano e che persiste nel cervello dopo che la sostanza ha esaurito il suo effetto.
È questa memorizzazione della “convenienza”, che accade nel sistema di ricompensa, a spingere la ripetizione del consumo; quanto detto pare assente per il caso della ketamina, almeno nei roditori.
È così anche negli esseri umani? Questo rischio è però sempre presente; forse varia a seconda dell’individuo.
La ketamina, oltre al suo utilizzo in forma voluttuaria, ha principale impiego in anestesia umana e veterinaria, in caso di prolungato stato epilettico, di dolore cronico e in diversi disagi psichiatrici, soprattutto in stati depressivi gravi e non rispondenti al trattamento ordinario.
La ketamina ha quindi assunto una notevole importanza e in tali circostanze cliniche vengono utilizzate dosi sub-anestetiche del farmaco con effetti molto rapidi e potenti; è presente una certa variabilità individuale nella risposta, le cui ragioni non sono ancora esattamente comprese.
La formulazione della ketamina in uso è l’esketamina o s-ketamina e l’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) ne ha approvato l’uso (Spravato) in adulti con depressione maggiore resistente.
Va in generale considerato che gli individui con disturbo depressivo maggiore sono più propensi a fare uso ed abuso di sostanze psicoattive (inclusa la ketamina, alcol, cannabis, oppioidi) proprio nel tentativo di risolvere o lenire la disagevolissima e spesso grave sintomatologia.
Una nuova ricerca suggerisce che il monitoraggio continuo delle tendenze all’uso ricreativo è però fondamentale a bilanciare i benefici clinici descritti; per questo è importante esaminare i modelli d’uso e i correlati all’uso di ketamina.
In sostanza lo studio – analizzando i dati del National Survey on Drug Use and Health (NSDUH) – ha rilevato che, complessivamente:
– l’uso ricreativo di ketamina, dal 2021 al 2022 è aumentato del 40%
– sempre in questo periodo, l’uso della sostanza è aumentato solo tra coloro che NON soffrivano di depressione e molto meno nei pazienti depressi
– gli individui in possesso di una laurea presentavano una probabilità doppia di aver fatto uso di ketamina rispetto alle persone con livelli di istruzione inferiore
– interessati al consumo erano soprattutto gli adulti di età compresa tra 26 e 34 anni
– l’abuso di ketamina era molto più frequente in coloro che assumevano altre sostanze, come l’ecstasy, la cocaina o il GHB.
Conclusivamente, considerato che l’uso medico della ketamina ne ha diffuso la popolarità, forse anche minimizzato l’azione e gli effetti collaterali, si conferma la necessità di una continua sorveglianza sui modelli di consumo e la comprensione delle ragioni che favoriscono il suo abuso.
g.montefrancesco
Fonti
- www.insostanza.it
- Kevin H. Yang, Wayne Kepner, Charles M. Cleland, Joseph J. Palamar. Trends and characteristics in ketamine use among US adults with and without depression, 2015–2022. Journal of Affective Disorders, 2025; 373: 345 DOI: 10.1016/j.jad.2024.12.108
- Linda D Simmler et al. Dual action of ketamine confines addiction liability, Nature, 2022 Aug;608(7922):368-373.