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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Ipersessualità o dipendenza sessuale

La “dipendenza sessuale” fa riferimento ad una serie di sintomi legati alla mancata modulazione del desiderio sessuale di norma regolato al fine di gestire in modo ottimale il complessivo comportamento sessuale.
In condizioni normali e in molti casi, è addirittura necessario evitare o reprimere il desiderio se riteniamo che questo possa indurre un comportamento inappropriato (attraverso la messa in opera di un processo inibitorio), in altri casi , al contrario, una sua sovraregolazione può verificarsi per impegnarsi con un partner o ottenere un risposta genitale sufficiente per un rapporto.
Con il termine “ipersessualità” i ricercatori fanno riferimento ad individui che presentano urgenza sessuale ed attività molto frequenti o improvvisamente sopravvenute.
L’origine del disturbo A? sconosciuta . Queste necessità possono manifestarsi anche al di fuori del controllo sino a compromettere il normale funzionamento sociale ed individuale della persona che non riesce a ridurre tali condotte (Steele, Staley, Fong & Prause, 2013). (tale definizione in realtà, per le caratteristiche riportate non si discosta dal concetto di dipendenza prima espresso e molti sessuologi non sono d’accordo con questa estrema somiglianza della ipersessualità all’addicition ndr) Un comportamento di eccessive richieste e necessità sessuali può sopravvenire ad es. nei pazienti Parkinsoniani a causa delle modificazioni nell’attività cerebrale legate alle motivazioni sessuali stimolate dopaminergicamente (in altri termini prodotte dai farmaci dopaminergici che i pazienti assumono per i disturbi del movimento.
Negli stessi pazienti si possono sviluppare anche altre condotte di tipo compulsivo come il gioco d’azzardo. Una ricerca condotta da Prause e coll (2013), studia per la prima volta le risposte del cervello in persone identificate in una condizione psicopatologica di ipersessualità. Lo studio, pubblicato sulla rivista Socioaffective Neuroscience & Psychology, ha coinvolto 52 volontari, di età compresa tra i 18 ed i 39 anni, selezionati come afflitti da tale disturbo in base ai punteggi di 4 questionari riguardanti il desiderio sessuale, la propria storia sessuale, le compulsioni sessuali e gli aspetti cognitivi della propria sessualità. I volontari sono stati sottoposti alla visualizzazione di 225 immagini classificate come neutrali, sgradevoli, piacevoli, erotiche e contemporaneamente monitorati mediante elettroencefalografia (EEG); i ricercatori si sono interessati ad una specifica onda ERP (potenziale evento-correlato): la P300 (nota 1 in basso).
I risultati delle risposte neurali agli stimoli sessuali attesi non sono stati tuttavia chiari (Steele et al., 2013), in quanto la deflezione dell’ampiezza di questa specifica onda non corrispondeva alle aspettative. In sostanza, l’oggettivizzazione delle misurazioni non ha tenuto di conto sia della condizione di instabilità dell’ipersessualità e sia che le risposte possono, ad esempio, essere influenzate dall’abitudine (nota 2 in basso) del soggetto allo stimolo tale che non risponde più agli imput sensoriali, almeno entro temporalità individuali.
La corrispondenza tra ipersessualità ed addiction, o la loro più o meno sfumata differenza, risulta pertanto tutt’altro che semplice ed apre ad ipotesi da verificare ulteriormente.

Francesca Targi, psicologa. Fonti Steele, V. R., Staley, C., Fong, T., & Prause, N. (2013). Sexual desire, not hypersexuality, is related to neurophysiological responses elicited by sexual images. Socioaffective Neuroscience & Psychology, 3, 20770-20789. Steven J. Luck. (2005). An Introduction to the Event-Related Potential Technique. Cambridge: The MIT Press. Note La P300 è un’onda ERP (potenziale-evento correlata) elicitata da stimoli rilevanti infrequenti. La P300 riflette un processo che concerne la valutazione e categorizzazione di uno stimolo.
Tale risposta avviene a circa 300 millisecondi, a prescindere dalla natura dello stimolo presentato (Steven, 2005). L‘abitudine è un processo inibitorio che sopprime progressivamente la risposta dell’organismo al ripresentarsi dello stimolo. Essa viene considerata una forma elementare di apprendimento, ancorchè connessa a una diminuzione, o perdita, di attenzione e reattività in rapporto allo stimolo, piuttosto che all’acquisizione di nuove reazioni.