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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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Il ricordo della cocaina

Una proteina che è naturalmente presente nel cervello riduce l’attrazione, negli animali da laboratorio, per gli ambienti in cui hanno sperimentato gli effetti della cocaina (place preference). Questa recentissima scoperta potrebbe indicare la strada a nuovi trattamenti per aiutare le persone a superare la dipendenza da cocaina e forse ad altre sostanze d’abuso.
Il Dr. Collin Kreple, il Dr. John Wemmie, e colleghi, (studiosi presso la University of Iowa e US Department of Veterans Affairs Medical Center, Iowa City) avevano già in precedenza dimostrato che una particolare proteina, chiamata ASIC1a, (acido-sensing canale ionico 1a) è implicata in alcuni tipi di apprendimento e di memoria.
In una recente ricerca, supportata dalla NIDA-, essi hanno trovato, con loro grande sorpresa, che questa proteina esercita un effetto opposto sull’apprendimento e la memoria correlati alla cocaina, inibendoli.
I risultati sorprendentemente mostrano che, tra l’altro, l’ASIC1a esercita effetti opposti in differenti regioni del cervello.
Essa promuove la memoria e l’apprendimento nella amigdala e ippocampo (profondi siti cerebrali in cui le associazioni sono basate principalmente sulla paura e sulla memoria spaziale) e la inibisce nel NAc (o nucleo accumbens, sito principale per l’apprendimento associato a esperienze gratificanti, incluse quelle derivanti dall’esposizione a droghe).
Questi effetti suggeriscono che i farmaci in grado di aumentare tale proteina potrebbero bloccare la formazione delle potenti associazioni – mnemoniche e di apprendimento – che si formano tra droga e contesto e che promuovono l’uso di cocaina e la ricaduta. E non solo; per quanto osservato potrebbero lasciare intatte, o nel frattempo, addirittura migliorare altri tipi di memoria. Quindi una nuova strategia di trattamento? Si probabilmente si, almeno sperimentalmente la scoperta pare avviare nuovi possibilità con l’utilizzo di farmaci che aumentano l’attività di tale proteina.

Fonte NIDA – News – 2016