Il gioco d’azzardo patologico
Con la nuova edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, giunto alla sua quinta edizione, DSM-5, il gioco d’azzardo patologico (GAP) si avvicina agli altri tipi di dipendenza da sostanze. Il GAP abbandona così la vecchia classe diagnostica – Disturbo da Controllo degli Impulsi – per essere ricollocato all’interno dei disturbi legati alle dipendenze.
I ricercatori si sono interessati a come una dipendenza comportamentale possa creare modificazioni cerebrali esattamente come l’utilizzo di sostanze è in grado di fare. Le droghe agiscono sul sistema di ricompensa cerebrale stimolando il rilascio di dopamina e di oppioidi endogeni attraverso una rete neuronale che proietta, tra le altre, in una specifica zona del cervello denominata nucleo accumbens. La dopamina in particolare, è la molecola del piacere, che ci ricompensa per le normali funzioni espletate nella vita ordinaria come ad esempio, bere, mangiare, fare sesso, accudire i figli etc.
Le sostanze si inseriscono all’interno di questo sistema forzando i meccanismi naturali della ricompensa. Secondo recenti ricerche di neuro-imaging, con l’utilizzo della PET (Positron Emission Tomography) anche il gioco d’azzardo patologico, condivide il medesimo meccanismo neurobiologico della ricompensa e come le droghe forza questo sistema. Il disturbo è sostenuto da varie condizioni che ne favoriscono l’espressione come ad esempio l’eccessiva impulsività ( di norma i giocatori patologici hanno un ridotto controllo degli impulsi) o stati depressivi.
Inoltre il rinforzoa del comportamento patologico, reiterato innumerevoli volte, sarebbe dato anche da distorsioni cognitive (potremmo definirli come pensieri sbagliati) che spesso accompagnano i processi decisionali dei gamblers. In sostanza, l’assetto cognitivo del giocatore nel tempo si modificherebbe assumendo aspetti psicologici molto rilevanti nella psicologia del giocatore patologico, ovvero le credenze erronee:
- l’illusione di controllo: una previsione di successo personale oltremisura, per cui il giocatore è sicuro di poter condizionare il risultato tramite particolari strategie (comprese quelle dettate da superstizione) o abilità.
- la fallacità del giocatore: una convinzione a sopravvalutare la probabilità di successo di una giocata successivamente ad un sequenza di vittorie o sconfitte, come ad esempio, una solt-machine che non paga da molto tempo, alla fine necessariamente dovrà pagare. Ciò comporterebbe l’inseguimento delle perdite e quindi una maggiore frequenza a scommettere cifre sempre più alte.
- la quasi vincita: una convinzione che se il giocatore insiste, la vincita, arriverà sicuramente.
Queste distorsioni cognitive sarebbero in grado di favorire l’innesco e il mantenimento della dipendenza patologica assieme ad un meccanismo comportamentale pavloviano, per cui l’impulso a giocare si innescherebbe, ad esempio, anche alla solo vista o al pensiero di una slot-machine.
Aimone Pignattelli
Fonti bibliografiche
Luke C. Disordered gambling: the evolving concept of behavioral addiction Issue. Addiction Review, 2014, 1327: 4661.
Gioacchino, Lavanco Il gioco d’azzardo Patologico. Orientamento per la prevenzione e la cura. Pisa: Pacini editore, 2013.