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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Il desiderio è in ogni testa

Ho pensato questa frase molti anni fa e ne ho fatto anche un manifesto.
Avevo tanto timore a dirla.
Il desiderio però inguastiva la mia vita professionale perché ero sempre di fronte ad una sua maligna espressione che non comprendevo né in fondo né in superficie.
A dire la verità era una frase che localizzava ubiquitariamente il fatto, ne dava una fisiologica distribuzione, consolava certo e a me serviva. In quel momento, dovevo trovare un fatto comune a tutti, dovevo invitare ad accogliere i “sentimenti” di tutti, compresi anche quelli dei pazienti.
I desideri di questi erano un po’ spinti, se così posso dire, ma non diversi, non tanto differenti da quelli degli altri. Era difficile spiegare questo. Era come fare peccati simili. Simili a quelli dei “tossici”. Terribile.

Quando il grafico mi mostrò il disegno che accompagnava l’apodittica fui contento che non mi piacesse. Non mi dispiaceva però.
Mi pareva un po’ confuso, zeppo di colori, con un simbolismo poco comprensibile.
Accettai subito l’arte-fatto perché quella presunta confusione poteva, giudicavo, nascondere la frase e ridurne l’impatto.
Soprattutto le considerazioni che pensavo di suscitare a profusione e da controbattere con difficoltà.
Indico quelle piacevolissime discussioni in cui ciascuno può esprimersi confortato da legittima esperienza. Dove con allarmante rapidità si crea un pantano di ragionamenti personali, esclusivi, propri; poi tutto casca o al meglio rimane in aria senza produrre niente.
E qualcuno diventa antipatico e prima era simpatico.
E’ questa la magia delle discussioni sovrane, di principio, di libera associazione.
In vero, grazie a Dio, alcuno mi disse niente.

Anche ora ho timore a toccare l’argomento ma ho l’aiuto dell’età; sono un po’ più sicuro, ho molta meno paura di sbagliare e di mettere le mani in argomenti complicati.
In fondo anche io sono un po’ sovrano; accetto tutti e non voglio litigare con nessuno.
Non mi piace però fare “spiegoni”, fare considerazioni ampie e gravi; giovanili direi, in cui si esercita la vana speranza di convincere.
Per cui dirò poco e lascio ad altri le rovinose risposte, a seconda se voglia viene.
– Il desiderio è un meccanismo di per sé vuoto; non ha e non può avere vita propria.
– E’ il mezzo indispensabile per fare.
– E’ legato a stimoli di esperienze già fatte e ridesiderate. E ricompare ogni volta che rivediamo.
– Prepara, previsionalmente e spesso sbagliando, la “visione” di ricompense e piaceri.
– Il desiderio è la giusta speranza di una vita migliore, di accadimenti migliori (è una previsione però spesso errata).
– E’ la spinta interiore verso la realizzazione.
– E’ il supporto alla capacità di rispondere (avrei potuto dire resilienza ma non mi piace questa parola e il suo uso).
In fine, il desiderio è l’inganno indispensabile.

Dovrei forse mettere la bibliografia ?
No, lo farò se qualcuno me la chiede. Ora confonderei nuovamente il discorso…glutammato, dopamina, incubazione, memoria e senso della vita. Tragico splendore della stessa.

giuseppe m.