Gli adolescenti si tagliano di proposito. Sono soprattutto le ragazze a farlo. I siti che parlano di questi fenomeni, raccomandano di ‘spiare’ l’abbigliamento di queste ragazze o di questi ragazzi che, ad esempio, portano magliette a maniche lunghe anche quando fa molto caldo.
Segno che si tagliano prevalentemente le braccia o i polsi.
Qualcuno li ha visti a scuola? o su youtube?
I mezzi di informazione di cui disponiamo rendono questo tipo di notizie virali ed facile scivolare da un isolato comportamento eccentrico a una moda.
Li avete visti questi ragazzi che si tagliano? Perchè ora questa ‘urgenza’?
E’ proprio il fatto che diventi un comportamento virale che il cutting si configura come urgenza sociale, come una nuova malattia che si diffonde.
I ragazzi sanno leggere un atteggiamento nevrotico rappresentato, e anche se non ne capiscono il significato nascosto, ne assumono il comportamento per ‘dire’ il proprio disagio. Forse gli adolescenti leggono la nevrosi negli altri molto meglio degli adulti e se hanno un disagio vi si rispecchiano.
Ma se chiediamo a uno di questi ragazzi o a queste ragazze perchè si tagliano forse non otterremmo risposta.
Chi è stato adolescente inquieto sa che ci sono dolori muti, che non si esprimono, che non trovano parole, che non si lasciano capire. Sono esperienze silenti. Silenziose come i tagli sulla pelle, che non fanno rumore. Tagli che lasciano il segno, una stria rossa, per un dolore che resta del tutto inconsapevole all’autore del gesto. Insisto sul mio punto di vista: i giovani si sentono sprecati. Si sentono sprecati quando nessuno attorno coglie il loro potenziale di crescita. i giovani devono poter ‘lavorare’ e crescere nel loro ‘lavoro’, qualsiasi cosa questo lavoro sia. Vanno spremuti e sfiancati, solo così, a fine fatica, contemplando il lavoro ben fatto possono sentirsi felici e soddisfatti. Altrimenti dove immettere tutta la loro energia?
Elias Canetti da qualche parte ha scritto una frase oscura: IL SAPERE NON ESPRESSO SI VENDICA. Per me questa frase si accende, e si fa chiara, se penso all’energia inespressa dei giovanissimi. Loro si che trovano la via per vendicarsi di questa frustrazione! Loro, per la giovane età, per l’inesperienza, per lo scarso sapere acquisito, non sanno, sanno poco, ma questo non vuol dire che non percepiscano il grande spreco di sè a cui, spesso, li condanniamo.Allora in questo mondo che mette al centro il corpo, il corpo perfetto, sportivo, palestrato, il corpo sano…o il corpo reinterpretato da piercing e tatuaggi, loro lo sfregiano perchè lo vivono come un inutile veicolo di emozioni indicibili, e ne fanno bandiera (almeno così serve a qualche cosa) per dire il dolore muto e che perciò è semplicemente iscritto nella carne viva, sotto la pelle.
E se dai tagli fuoriesce del sangue, loro vi ammirano il loro ‘eccesso’ di energia che non trovando espressione fuoriesce, e si disperde come la loro energia sprecata, almeno così riesce a dirsi per chi può intendere.
Ma una cosa è pensare al singolo conoscente che si taglia, altra cosa è pensare a un ‘movimento’, a una ‘folla’ di giovanissimi che si tagliano. Io non so se ce la possiamo fare a sostenere questo ‘urto’. Come diceva Troisi: loro sono tanti a scrivere io sono solo a leggere. Perchè ogni ragazzo che si taglia racconta ( e in-scrive) la sua storia, e la sua domanda di vita, sulla pelle, e a questo punto le storie sono veramente troppe; come riassumerle in una spiegazione valida per tutti?
Carla Caterina Rocchi