La prematura sessualizzazione dei giovani è diventata oggetto di grande dibattito. Di fronte ad un erotismo sfrontato che dilaga negli schermi e che viene consumato avidamente, ci sono dall’altra parte giovani adolescenti che vanno costruendo la loro sessualità.
Quale influenza può avere la massiccia esposizione di materiale erotico nello sviluppo dell’identità degli adolescenti e nella rappresentazione del genere femminile e maschile? Le opinioni intorno all’argomento hanno raccolto da sempre accesi dibattiti. Da una parte c’è chi sottolinea la pericolosità di una esposizione passiva di materiale sessuale su giovani adolescenti che non avendo ancora raggiunto una piena maturità cognitiva rimarrebbero impattati da una visione distorta ed artefatta della sessualità, altri richiamano il valore educativo delle istituzioni, altri ancora puntano il dito sul gruppo dei pari.
Un interessante spunto di riflessione ci viene da una ricerca condotta dalla dott.ssa Reid, antropologa dell‘Università di Boston, che attraverso delle interviste dirette, condotte su un gruppo di giovani della scuola di Londra di età compresa tra i 14 ed i 17 anni, ha investigato l’ambito della sessualità e le eventuali differenze di genere legate ad ambo i sessi.
La scuola, sostiene la dott.ssa Reid, rappresenta una sorta di microcosmo autoregolato con le sue regole condivise e costituisce una lente da cui partire per iniziare a calarci nel mondo degli adolescenti ed iniziare a patteggiare con loro. Micheal, risponde alla’intervista spiegando che” ….se una ragazza fa sesso con un sacco di uomini non è detto che sia una poco di buono, certamente dipende dal periodo e dalla situazione che sta vivendo…” Giorgia dice “il sesso non è qualcosa di male, soprattutto se vissuto all’interno di un rapporto stabile con una persona, se invece viene vissuto al di fuori, ciò che può essere pensato è ben diverso in questo caso, gli altri possono pensare che tu non abbia voglia di impegnarti con quella persona.
L’immagine che gli adolescenti vanno formandosi della sessualità non va riportata al solo ruolo della società, risulta piuttosto una ricostruzione attiva di pensieri ed idee che vanno formandosi e negoziandosi all’interno del gruppo e che lasciano spazio ad una libertà di essere. Come sostiene Galimberti, se la sessualità è un rischio dove l’individuo gioca la sua identità e la società il suo ordine. Per evitare questo rischio si ricorre all’immaginario che, in modo allucinatorio, ci fa vivere illusoriamente quello che non abbiamo il coraggio di osare (Il gioco delle opinioni, 2004) allora la maggior parte degli adolescenti non si lascia incantare da una società ipersessualizzata.
Dunque i giovani non rappresentano solamente un modello di ricezione passivo di informazioni, immagini e modelli provenienti dal mondo adulto, vogliono fare le loro esperienze, conoscere il corpo proprio e quello dell’altro, vogliono sperimentare tutti quei posizionamenti nella società attraverso i quali si rimodella la loro identità sessuale. Si muovono i maniera attiva e critica rispetto alle tematiche connesse a questa identità. Questo presuppone una forma di responsabilità tra i giovani adolescenti che diventano al contempo spettatori e attori della loro vita. Sono tramontati i tempi in cui si diceva che una ragazza era facile se aveva più e diversi rapporti sessuali. I ragazzi tra loro si riconoscono questa libertà nella ricerca e nella sperimentazione del sesso così come nel consumo di alcol, che il più delle volte tra i giovani si è rivelato ragionevole. Ma quello che più rassicura la nostra ansia di vederli prematuramente violati e manipolati dallo strabordante immaginario erotico adulto, è sapere che nella realtà loro ancora una volta, come sempre, ora giocando e ora a fatica, si perdono per poi ritrovarsi, e così facendo cercano se stessi e crescono confrontandosi con i rischi di spossessamento di sè che la sessualità comporta.