Abbiamo letto con interesse l’articolo C’è una droga nel campus di Elisabetta Muritti su D la Repubblica dell’ 8 novembre 2014, articolo nel quale si parla di quella famiglia di sostanze, smart drug e farmaci, noti come neuro enhancer o cognitive enhancer , ovvero potenziatori neurocognitivi o intellettivi.
L’articolo non ci ha sorpreso per il suo contenuto, a darci da pensare è stato invece il fatto che questo argomento sia approdato dalla letteratura scientifica a un magazine ad ampia diffusione. Questo vuol forse dire che il fenomeno di cui si tratta non riguarda più una popolazione ristretta e che l’uso di queste sostanze si sta diffondendo e consolidando in ampie fasce di popolazione? Il CNR di Pisa stima che in Italia nel 2013 siano circa 66.000 gli studenti che abbiano fatto uso di questi stimolanti mentre 27.000 avrebbero fatto ricorso alle smart drug. Nel mondo i consumatori sono circa 21 milioni con un giro di affari di 7,9 miliardi. Sembra che vi ricorra il 30% degli studenti.
Se parliamo di smart drug i nomi più diffusi sono Adderadd e Choco Mind, vendute spesso come integratori alimentari, on line, al nero, e spesso contraffatte.
Se invece parliamo di farmaci i nomi sono:
Nootropil,
Adderall,
Provigil,
Ritalin,
Aricept
Sunifiram.
Questi ultimi sono farmaci che curano malattie quali l’Alzheimer, o il Deficit di attenzione e altre, e che potenziano l’attività del neurotrasmettitore glutammato. Aumentano la memoria, la concentrazione e riducono le ore di sonno. Il loro uso su persone sane, come spesso avviene – o è avvenuto in passato con altre droghe – comincia in campo militare, dove gli uomini vengono addestrati a far funzionare macchinari ad elevata e complessa tecnologia del valore di centinaia di migliaia di dollari. Il loro consumo oggi sta aumentando tra gli studenti delle università piùprestigiose e tra i manager perchA? sono considerate sostanze performanti che sembrano avere la capacità di rendere più brillanti le menti più modeste al punto che si parla di esse come di viagra for the brain. I farmaci vengono impiegati di norma per curare alcune malattie ma medici compiacenti posso prescriverli a persone sane che vogliono migliorare le proprie prestazioni proprio per quanto concerne la concentrazione e la memoria. Gli studenti possono arrivare a dormire due ore a notte, percepire una iperattività positiva e un iper-senso del dovere a fronte di un rendimento scolastico modesto. Migliorano la memoria a breve termine, capacità di concentrazione, apprendimento e il controllo cognitivo. Gli effetti collaterali sono tachicardie e nervosismo pronunciato, insonnia e secondo alcuni neuroscienziati si registra anche una diminuzione delle potenzialità creative. Il mercato del lavoro che, sotto le spinte della globalizzazione, ha visto aumentare la folla di competitori, chiede a tutti di migliorare le prestazioni professionali per non rischiare di perdere il posto di lavoro. Tutti siamo chiamati a dare di più e meglio con piùintensità. Un ordine questo a cui è difficile sottrarsi nel timore di essere giudicati sostituibili o facilmente rimpiazzabili. Si compete tutti per dimostrare di essere insostituibili. L’ansia da prestazione incalza e questo meccanismo perverso rischia di divorare e distruggere le nostre esistenze. Nessuno può mettere in discussione tutto questo senza rischiare di essere scaricato e finire ai margini dei settori lavorativi più qualificanti. Essere produttivi non è più solo una questione di buona volontà e senza sostanze molti ne uscirebbero sconfitti.
Per far fronte alla competitività e alla maggior richiesta prestazionale molti ricorrono all’ausilio di queste sostanze, per trasformare l’ansia in maggior concentrazione e il sonno per stanchezza in una vigile veglia produttiva. NO DRUGS NO FUTURE è il titolo di un libro di G. Amendet (ed. Feltrinelli 2004). Pag. 1; No drugs no future. E’ proprio vero ? Significa sul serio che è inimmaginabile un futuro senza droghe ? E’ proprio vero e significa che le condizioni di vita umane nelle ricche società del Nord rendono indispensabile l’uso di sostanze psicoattive, senza le quali non è più possibile far fronte al lavoro e vivere risulta intollerabile. La legge italiana non è univoca sull’uso di queste sostanze che pure pongono seri problemi etici.E’ giusto farne uso anche se non si è malati solo per stare ‘meglio che bene’?
Il potenziamento chimico delle facoltà mentali con farmaci è una cosa che ci auspichiamo o lo condanniamo come il doping nello sport? Vogliamo che siano effettuati analisi di controllo prima di concorsi o esami, per valutare meglio le pari condizioni di partenza nella partecipazione alla competizione? Dobbiamo ripensare il merito? O riteniamo queste sostanze un valido aiuto assimilabile, per certi versi, a quello di poter frequentare scuole migliori capaci di stimolare al meglio le facoltà intellettive? Non determina anche quest’ultima possibilità una diversa condizione di partenza per competere sul mercato del lavoro? Allenamento, metodo e pratica sembrano non bastare più in un mondo sempre più competitivo e dove si alza sempre di più l’asta delle prestazioni, forse le risorse personali naturali non sono più sufficienti per raggiungere obiettivi che garantiscano una buona autostima. Sui potenziatori neurocognitivi noi ci adeguiamo al parere del Comitato Nazionale per la Bioetica che su questo argomento ha redatto un documento nel 2013 intitolato: Neuroscienza e potenziamento cognitivo farmacologico : profili bioetici e che tra l’altro recita: Il Comitato non ritiene illecito, in linea generale, un impiego saggio ed adeguatamente regolato di potenzianti cognitivi, purchè siano garantite adeguatamente condizioni di sicurezza ed efficacia. E ancora…si raccomanda una adeguata informazione rivolta al settore medico, alle scuole e alle famiglie sui rischi attualmente connessi al consumo dei neuro stimolatori.
Torneremo senz’altro sull’argomento per ora ci interessa aprire al dibattito almeno nel forum delle nostre coscienze: favorevoli o contrari?