In questi giorni sono comparse sui media due notizie problematiche per noi che ci occupiamo di sostanze che possono dare dipendenza patologica.
La prima notizia si riferisce al fatto che il nostro Ministero della salute, in accordo con il Ministero della Difesa, ha dato il via libera alla coltivazione, ad opera dell’Istituto farmaceutico militare di Firenze, della marijuana finalizzata all’uso terapeutico.
L’altra notizia concerne il fatto che l’Europa ci ha chiesto di contare all’interno del PIL gli introiti dovuti al commercio di droga, alla prostituzione e al contrabbando di sigarette , tanto che qualcuno citando i Subsonica ha parlato di Prodotto Interno Lurido.
Per quanto riguarda la prima notizia questa ha sollevato sui media l’ennesima discussione sulla proibizione o sulla legalizzazione della cannabis. Alcuni hanno visto in questo provvedimento la caduta di un tabù infatti lo Stato, nello specifico l’esercito italiano, si assume l’onere di produrre per uso terapeutico la cannabis, definita per cinquant’anni ‘droga’ con tutto l’immaginario che in noi questa parola evocava. Le droghe hanno tutte proprietà farmacologiche e come i farmaci possono curare o avvelenare, tutto dipende dalle proprietà e dalla quantità di sostanza che si assume, dalle circostanze e dalle caratteristiche personali ( età, sesso, peso, condizioni di salute etc.). Se al termine generico di ‘droga’ l’immaginario collettivo spesso ne associa l’uso ad una propensione a delinquere, ora le cose stanno cambiando non solo in Italia ma anche nel mondo, specialmente per quanto riguarda quella droga particolare che è la cannabis, o marijuana, al punto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità da luglio invita a depenalizzare l’uso personale.
Negli Stati Uniti più della metà degli Stati, dal 1996, hanno legalizzato l’uso terapeutico e dal 2013 gli stati del Colorado e di Washington hanno legalizzato anche l’uso ricreativo. L’Uruguay di Mujica è stato il primo a legalizzare l’uso della cannabis, in Europa un’esperienza pilota è stato quello dei ‘coffee shop’ nati negli anni ’70, seguiti da depenalizzazione dell’uso personale in Spagna, Belgio, Svizzera… Tutte esperienze legislative in cui ci si muove tra depenalizzazione, e regolamentazione delle quantità che si possono possedere per uso personale.
In Italia nove regioni hanno recepito la direttiva nazionale in materia di legalizzazione dell’uso terapeutico della marijuana. Quello che ancora si presenta problematico è il cosiddetto uso ricreativo. Su questo molti sono i pregiudizi, come il sopracitato timore che aumenti la propensione a delinquere o che induca una dipendenza tale da introdurre automaticamente all’assunzione di droghe più potenti e dannose come l’eroina. Discutere della regolamentazione dell’uso ricreativo della cannabis presuppone non solo la diffusione di una corretta informazione sulla sostanza ma anche l’acquisizione di una chiarezza nel linguaggio e padroneggiare termini quali: proibizionismo, depenalizzazione, legalizzazione e liberalizzazione. In Italia, ad esempio, viviamo in un regime ‘misto‘: legalizzazione dell’uso terapeutico e liberalizzazione dell’uso ricreativo, solo che questa liberalizzazione A? illegale e infatti si avvale di spacciatori e il mercato è praticamente gestito dalle mafie. Questo mercato illegale ci introduce alla seconda notizia , ovvero che vengono incluse nel reddito nazionale (PIL) produzioni illegali di beni illegali ( droga, prostituzione e contrabbando di sigarette). In risposa a direttive europee anche l’Italia ha dovuto includere le attività criminali nel Prodotto Interno Lordo. A parte la difficoltà di calcolare il consumo pro capite di sostanze illegali, sappiamo che la marijuana è tra le droghe illegali più diffusa tra giovani e meno giovani. Considerato che solo una minima parte di questi la assume a scopo terapeutico si può dedurre che la maggior parte la assume a scopo ricreativo. E questa è oggi una produzione di reddito illegale con mezzi illegali. Una legalizzazione ben fatta inciderebbe sul nostro PIL in maniera corretta specialmente se si riuscisse ad evitare che finisca nel sommerso ovvero nella produzioni di beni legali con metodi illegali, per non pagare le tasse. Nel mondo occidentale intorno all’uso di sostanze il proibizionismo ha fallito. Se vietare è facile, molto più di difficile è educare, educare all’uso di sostanze e alla regole che ne dovrebbero derivare.
Riferimenti bibliografici:
(1) Amedeo La Mattina: Droga, svolta terapeutica. Marijuana di Stato, coro di sì ma no alla liberalizzazione; La Stampa, sabato 6 settembre 2014.
(2) Valentina Conte. L’Istat ricalcola il Pil. 15 miliardi in più da droga e prostituzione. La Repubblica, mercoledì 10 settembre 2014. (3) Luigi Manconi, Antonella Soldo: Marijuana di Stato. E’ la fine di un tabù; Il Manifesto sabato 6 settembre 2014.
(4) MTD. It J Addict Settembre – Dicembre 2002, Editoriale.
(5) Dove la cannabis non è reato, L’Espresso, 14 agosto 2014.
(6) Tito Boeri: Perchè non siamo diventati più ricchi. La Repubblica, mercoledì 10 settembre 2014.
(7) Umberto Veronesi: Diciamo anche noi MARIJUANA LIBERA; L’Espresso, 14 agosto 2014.