La scorsa settimana si è parlato di cannabinoidi sintetici, meglio noti come Spice (o K2), e dell’impatto che stanno avendo sulla popolazione russa e del fatto che gli stessi produttori stanno perdendo il controllo della sostanza. Se ci si sposta più ad ovest, in particolare negli USA, il quadro è pressoché sovrapponibile: emergenze mediche e psichiatriche, intossicazioni e diffusione della sostanza sempre crescente.
Il SAMHSA (Servizio sull’Abuso di Sostanze e Salute Mentale) dichiara infatti, preoccupato, che le emergenze mediche riguardanti l’uso dei cannabinoidi sintetici sono più che raddoppiate in un solo anno. In particolare questi dati sono stati raccolti tra il 2010 e il 2011 e oggi resi noti: dagli oltre 11.000 casi del 2010 si è passati ai 28.000 nel 2011. Lo stesso SAMHSA tiene poi a sottolineare che la Spice non deriva dalla pianta della marijuana, con cui condivide solo alcuni principi attivi e sintomi, e soprattutto che contiene numerosi ingredienti (contaminanti) che si rendono responsabili dell’imprevedibilità dell’effetto della sostanza. Sembrerebbero proprio questi ad indurre gli effetti avversi elencati dallo studio: gravi crisi da ansia, nausea, vomito, tachicardia, ipertensione, tremori, convulsioni, allucinazioni, ideazione paranoide e anche morte. La cosa che preoccupa di più è senza dubbio la grossa diffusione della sostanza tra gli adolescenti in cui si riscontra un numero di ricoveri legati alla sostanza raddoppiato nei ragazzi tra i 12 e i 17 anni e addirittura quadruplicato (da 2000 a oltre 8000) in quelli tra i 18 e i 20. Quello che sembra sempre più chiaro è infatti che oltre a rappresentare emergenze mediche queste sostanze possono indurre danni a lungo a termine tali da condizionare lo sviluppo dell’individuo, specialmente se assunte durante l’adolescenza.
Proibire queste sostanze con il Synthetic Drug Prevention Act è stata la soluzione proposta e attuata nel 2012 dagli Stati Uniti: questo atto proibisce la vendita e il possesso di alcuni cannabinoidi sintetici e dei cosiddetti “sali da bagno” (un’altra designer drug). La stessa SAMHSA però pone l’accento sul fatto che il controllo di queste sostanze rimane una impresa estremamente difficile dal momento che i produttori continuano a modificarne la struttura chimica in maniera da aggirare di volta in volta le leggi che le vietano. L’avvento delle designer-drugs (termine con cui si indicano le sostanze psicoattive scoperte attraverso ricerche e sperimentazioni sulla struttura e sull’attività di droghe pre-esistenti) e con esse l’evidenza della possibilità di evitare le leggi che ne proibiscono l’ uso attraverso semplici modifiche nella loro struttura chimica può essere visto come una piaga, come una situazione impossibile da gestire, come un male. Ma può anche essere vista come una opportunità, una occasione per invertire la rotta nella gestione delle sostanze ponendo tutti di fronte ad un quesito che a questo punto diventa inevitabile porsi: quella di vietare l’uso di queste sostanze è la soluzione giusta? Sicuramente è necessario mettere in atto delle leggi che ne disincentivino l’uso, ma forse non basta più (e forse non è mai bastato).
E’ indispensabile informare e farlo senza paure, senza il timore di indurre l’uso. Informare adolescenti, genitori, professori, medici, amministratori e tutti coloro che in qualche modo fanno parte della società. Informare su cosa comporti assumere una sostanza, su cosa sono le sostanze, su cosa è la dipendenza e prima ancora tornare a dare una dimensione alle emozioni, al piacere, al desiderio, all’uomo. Informare è sempre più necessario, soprattutto oggi e soprattutto in Italia dove le richieste di aiuto che giungono dalla comunità riguardano specialmente la marijuana e i problemi ad essa connessi. Le attuali condizioni storiche (la liberalizzazione in vari Stati, l’accoglienza della marijuana come presidio terapeutico, alcuni modelli culturali etc.) hanno infatti in qualche modo sdoganato questa sostanza e ne hanno esteso la diffusione. Ecco allora che si verificano problemi sia direttamente connessi con la sostanza, come effetti collaterali e dipendenze, sia connessi al riflesso sociale di questa sua diffusione; i genitori, ad esempio, che con difficoltà e pochi mezzi cercano di rapportarsi con la questione della marijuana, un problema educazionale sempre più inevitabile.
Mattia Bozzelli, studente di medicina.
Fonti: Synthetic Marijuana Emergency Visits More Than Double. Medscape. Oct 16, 2014.