L’articolo sulle dieci regole pro-Ana mi ha spinto a riflettere e scrivere su questo argomento.
Quello che mi interessa è il fatto che l’anoressia colpisce al 99% le donne e sembra che abbia il più alto tasso di mortalità tra i disagi ‘mentali’. 99% sono donne! questo mi porta a riflettere su un dato cos’è sbilanciato nel sesso per questo sintomo. Come Bell nel suo testo La santa anoressia mi chiedo se non c’entri il conflitto con un ordine simbolico dato, nel 1987, data di pubblicazione del libro,era ancora quello patriarcale. Oggi il patriarcato è finito? Non ne sono certa, Ma forse il nuovo ordine non è ancora accogliente per le donne. Un ordine che forse per l’anoressica risulta un disordine al quale risponde come può: tanto rigore e tante regole il cui risultato è un ‘disordine’ alimentare. Quello che voglio dire è che forse non è solo un sintomo di disagio psicologico ma anche di disagio culturale, segno di una fatica ad abitare con agio un mondo condiviso tra uomini e donne. E’come se ci si trovasse di fronte a una nuova versione dell’isteria. Oggi non si parla più di isteria come di una malattia sociale. Ci sono voluti anni e anni di lotta, culturale e politica, delle donne, per la libertà sessuale delle donne.
Per l’anoressia si può trattare di qualcosa di analogo? Ma se l’isteria portava già nel nome il segno della sua differenza, connotandola come disturbo prevalentemente femminile qui dal nome sappiamo solo che è una mancanza di appetito. Sintomo transitorio e blando negli uomini, come ad esempio per un lutto o prima di un esame importante, diventa una sintomo persistente e a volte dall’esito letale, per molte giovani donne. Il luogo comune vuole che siano donne suggestionate dalla moda. Di più, se la vita è una questione di stile allora l’anoressia può essere uno stile di vita: cool, accattivante.
Nel Medio Evo si parlava di santa anoressia, il contesto guardava con ammirazione alle Sante anoressiche, per le volontarie privazioni del corpo, ma questo non era che l’inizio. Ad un certo punto la volontà non c’entra più, oggi come allora, non si sceglie più di non mangiare: non si può più mangiare proprio come quando si sceglie di fumare fino al giorno che ci accorge di non poter più smettere – e si scivola verso la morte se qualcuno non interviene in maniera adeguata.
Comunque sia il risultato è una modificazione del corpo, un corpo che fino alla fine dice il suo stato. Un corpo che lavora a togliere, come dice la Di Cosmo, quasi a lasciare l’essenziale, un essenziale che non appare se non nella forma dell’annullamento del corpo stesso e della vita, lasciando solo una domanda senza risposta, avendola l’anoressica portata via con sè.
L’iperattività si scarica in palestra, quasi non ci fosse un dove nel mondo dove poter andare con il proprio corpo. La palestra è un luogo protetto come il chiostro delle sante anoressiche. Dopo il tramonto del patriarcato nella società edonista e narcisista la trasgressione è diventata un imperativo: la Regola, così l’anoressica enuncia i suoi comandamenti. I bambini quando giocano spendono gran parte del tempo a definire le regole a prevedere tutte le possibili trasgressioni. Nel mondo le donne fanno abbastanza regole che comprendano la loro differenza? Nè sanno imporre il rispetto anche agli uomini?
Umberto Galimberti ricorda che ai giovani manca una loro simbolica. Ma i giovani sono uomini e donne, e siamo sicuri che la simbolica dell’uno valga anche per l’altra? La libertà femminile fatica a trovare una propria simbolica? L’uguaglianza tra i sessi così come è stata raggiunta maschera la differenza. E soprattutto maschera la donna nel senso che la donna si maschera. Molte giovani donne per padroneggiare il senso, per se stesse e per il sociale del corpo si muovono tra queste due chances: togliere come le anoressiche, o aggiungere come le tante giovanissime che si aumentano i seni ad esempio, come quelle che appaiono in tv, o nella pubblicità più o meno occulta. Oggetti del desiderio maschile. Due diverse maschere per attrarre il desiderio maschile. Uno dei comandamenti Pro Ana recita che se non sei magra non sei attraente, ovvero oggetto di desiderio, ancora una volta. Ma con una volontà di ferro. Quanto e più di un uomo. L’uomo preferisce volere il nulla piuttosto che non volere. Questa la critica che con polemica ironia Nietszche rivolge a Schopenhauer, al quale contrappose la danza del corpo guidato dalla gioia ferina di vivere in cui riconosceva le donne maestre. Una volontà che nelle anoressiche ad un certo punto si spezza, le abbandona o le tradisce, e non lascia loro scampo se non quello di accettare la cura o la morte.
Chi scrive pensa tre cose :
Forse la verità è una donna che ha buone ragioni per non far vedere le sue ragioni scriveva Nietzsche nella prefazione alla seconda edizione de La Gaia Scienza. Era il 1886, tutto è cambiato da allora ma forse in questo motto c’è ancora qualcosa di vero.
Carla Caterina Rocchi, filosofa
Bibliografia:
Luisa Muraro : L’ordine simbolico della madre, Editori Riniti, 1992
Friedrich Nietzsche: La gaia scienza, Adelphi, 1979
Diotima: Il pensiero della differenza sessuale, 1987
Rudolph M. Bell: La santa anoressia. Laterza, 1987
Umberto Galimberti: L’ospite inquietante. Feltrinelli, 2007
Massimo Recalcati: Il complesso di Telemaco, Feltrinelli,2013
Arthur Schopenhauer : Il mondo come volontà e rappresentazione, Laterza.