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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Il cibo, il sesso, le sostanze e tanto altro. Perché la dipendenza

Ognuno di noi può dipendere patologicamente da “qualunque cosa o comportamento”.
La dipendenza è strutturalmente e fisiologicamente correlata alla funzioni fondamentali dell’uomo.
L’uomo memorizza ed impara, dopo un particolare stimolo, quanto piacere o benessere ha ricevuto; se conveniente tende a ripetere l’azione.
Le fragilità e le grandezze dell’essere risiedono e derivano dall’inesauribile bisogno di soddisfare questo ingannevole sistema, chino ad ogni apparente o vera convenienza.

Con il termine ricompensa si intendono tutte quelle “cose” che consideriamo e percepiamo come piacevoli e che hanno effetti positivi sul comportamento; in altri termini, con ricompensa, si fa riferimento a “guadagni” che rinforzano un comportamento ed inducono quel comportamento. Ordinariamente siamo motivati a ripetere azioni come ad esempio mangiare, bere, fare sesso, per il piacere che conseguentemente percepiamo o che prevediamo sopravvenga, prima ancora della stessa azione.
In questo modo alcune azioni acquistano valore incentivante ed il complessivo meccanismo di ricompensa ripaga l’individuo per le funzioni espletate, che vengono così apprese e memorizzate. Quanto prima detto, “la ricompensa” avviene sia per le stimolazioni naturali (mangiare, sesso, et al. ) ma anche e potentemente attraverso l’uso di droghe.

Nell’ambito delle dipendenze, si fa riferimento al termine “reward system” per indicare un circuito costituito da un fascio di neuroni che, a partenza da una zona posta alla base del cervello (mesencefalo) area ventrale tegmentale (VTA), attraverso lunghe proiezioni assoniche invia la dopamina sia alla corteccia neofrontale, che al di sotto di questa, in profondità, nel sistema limbico ove è presente tra le altre, il nucleo accumbens (NAc). (ved. illustrazioni in basso)
La dopamina è l’elemento chimico che determina il piacere una volta che raggiunge il nucleo accumbens; anzi, il piacere è in proporzione alla quantità di dopamina che inonda tale nucleo. La via dopaminergica è fondamentale per indurre dipendenza sia per gli stimoli naturali che per le droghe.

Le droghe hanno il vantaggio rispetto agli stimoli naturali di essere molto più efficaci di questi e di durare più a lungo; più dopamina uguale più piacere.
Esse così inducono modificazioni cerebrali e comportamentali spesso stabili e non più “riassettabili” come in precedenza. Le droghe, in sostanza, conquistano un meccanismo naturale, nato per altre finalità e non per queste; esse forzano e sfruttano le capacità di adattamento del cervello; e funzioni importanti quali il piacere, la memoria e l’apprendimento vengono indirizzate quasi unicamente verso questo nuovo comportamento, giudicato, percepito come  molto “conveniente”.

Tuttavia non è chiaro come le droghe spingano alla ridefinizione delle priorità ossia verso il consumo di droghe a scapito delle preferenze naturali.
Le funzioni innate e naturali del cervello che normalmente elaborano le ricompense naturali (es. sesso, cibo, accudimento dei figli et al.,) vengono “guastate” dalle droghe d’abuso, ma come detto, i meccanismi fisiologici e molecolari sottostanti che collegano queste funzioni non sono ancora chiari.
Un recentissimo studio – condotto su animali e pubblicato su Science (19 Apr 2024) –  pare illuminare questo originario dilemma ossia come le droghe d’abuso interferiscano con la segnalazione nel nucleo accumbens (Nac) e come interrompano le risposte naturali verso il cibo e l’acqua.
In tal modo viene proposta una nuova comprensione meccanicistica dei legami tra dipendenza e ridefinizione delle priorità motivazionali.

I ricercatori, negli animali, hanno confrontato la risposta dei circuiti chiave della ricompensa attivati ​​sia dalla fame e dalla sete quanto dalla morfina e dalla cocaina.
Essi hanno scoperto che una particolare proteina (RHEB) è il substrato molecolare cruciale (è la porta d’ingresso fondamentale) che consente alle droghe di accedere ai neuroni che elaborano la ricompensa naturale (e ad essa poi sostituirsi). Questo meccanismo molecolare è coinvolto nell’azione di neuroni presenti nella regione del cervello chiamata nucleo accumbens (Nac), parte del sistema cerebrale della gratificazione o reward system (ved. prima).
In questi  gruppi neuronali si verifica il conflitto tra l’assunzione di farmaci e la regolazione omeostatica della fame e della sete.
In sostanza si sostiene  l’ipotesi che le droghe d’abuso causino dipendenza “dirottando” (usurpando) un percorso di ricompensa comune, promuovendo in definitiva l’assunzione di droghe e frenando altri obiettivi salutari.
Ciò accade perché esiste appunto una popolazione di cellule neuronali che risponde sia ai farmaci che creano dipendenza sia alle ricompense naturali.
L’esposizione ripetuta alle droghe interrompe progressivamente la capacità delle cellule di funzionare normalmente, con il risultato che il comportamento è diretto più  verso la ricerca della droga che verso le ricompense naturali.
Quindi sia gli psicostimolanti come la cocaina o altri sia gli oppioidi coinvolgono e alterano il funzionamento delle stesse cellule cerebrali responsabili dell’elaborazione delle ricompense naturali. Tale interferenza diviene progressivamente più rilevante con l’assunzione ripetuta delle droghe generando quel comportamento compulsivo che è un segno distintivo della patologia della dipendenza.
A determinare questo complessivo effetto partecipa anche la corteccia orbito-frontale che ridurrebbe il consumo delle ricompense naturali.

Infine, secondo il dott. Eric J. Nestler (senior author, MD, PhD,Nash Family Professor of Neuroscience), in fase di astinenza dalle droghe queste stesse cellule mostrano risposte disorganizzate alle ricompense naturali in un modo che può assomigliare agli stati affettivi negativi osservati proprio nell’astinenza da droghe.

Per tutto questo la dipendenza, quando diviene patologica, è difficilmente “riassestabile” e quindi poco curabile.

g. montefrancesco

Fonte
www.insostanza.it, Francesca Targi, da Ikemomto, S. & Bonci, A. (2014). Neurocircuitry of drug reward, Neuropharmacology, 76, 329-341.
– Bowen Tan, Caleb J. Browne, Tobias Nöbauer, Alipasha Vaziri, Jeffrey M. Friedman, Eric J.Nestler., Drugs of abuse hijack a mesolimbic pathway that processes homeostatic need. Science, 2024; 384 (6693) DOI: 10.1126/science.adk6742