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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dormire, l’insonnia, allungarsi la vita. Io ricordo che un mio paziente…

L’importanza di un sonno di qualità è esperienza di tutti. Personalmente potrei anche non mangiare (nei limiti ovviamente) ma devo in assoluto dormire.
Se per qualche ragione non dormo, non riesco a concentrarmi, faccio le cose malvolentieri e male e non aspetto altro che di tornare a letto a recuperare le ore di sonno mancanti. Dopo, se così accade, mi risento un altro. Nuovamente attento, attivo, lucido e ragionante. Scompare quella torbida tempesta di brutte sensazioni, una specie di fastidiosa ribellione degli occhi, della testa e delle gambe.
È talmente importante per me dormire che ho un rituale fatto di 3 cose: metto il cerotto sul naso per respirare meglio, accendo la radio ed ascolto le prime pagine dei giornali e assumo (da tanti anni orami) mezza compressa di Loranz da 1 mg; un dosaggio minimale ma sufficiente. Ringrazio Dio perché ogni sera, ma non tutte le sere, scende la magia di questo obnubilamento desiderato. Va bene, è così che mi accade.
Ora vi racconto brevemente quanto mi disse un mio paziente a proposito di insonnia e come questa gli aveva, via via, prodotto il suo stato di dipendenza.
Lui la notte non aveva mai dormito per bene, mi diceva; gli era difficile l’addormentamento ed erano numerosi i risvegli. Giunse, per consiglio, alle benzodiazepine che gli consentirono il sonno per un breve periodo di tempo ma, come spesso accade, aumentò il dosaggio per ottenere l’effetto.
Ebbe però la sfortuna di utilizzare l’alcol assieme agli ansiolitici e così finì per dipendere dall’uno e dall’altro. La qualità di quel sonno non gli piaceva, troppa confusione nella mente,  capogiri e le mattine erano tutte impastate.
Quindi morfeo, morfina, eroina. Si salvò con il metadone che finalmente gli donò sonni sicuri e totali.

A parte questi inconsigliabili rimedi, è oramai risaputo che dormire bene migliora la nostra salute. Una ultima ricerca, presentata nella sessione scientifica annuale dell’American College of Cardiology, oltre che riaffermare l’importanza del sonno sullo stato ormonale, il metabolismo, la salute mentale, la memoria e il sistema cardiaco pare che, un buon riposo notturno, allunghi la vita.
Lo studio prospettico è stato condotto su 172.321 adulti statunitensi e secondo i dati raccolti circa l’8% dei decessi, per una qualsiasi causa, potrebbe essere attribuibile a complessivi disturbi del sonno. Al contrario, un buon sonno determina un progressivo e graduale riduzione di tutte le cause di morte comprese quelle cardiovascolari. Quindi si vive più a lungo.

Quando un sonno è di vera qualità, allora ?
5 “semplici” regole:
– dormire 7-8 ore a notte
– non avere difficoltà ad addormentarsi (almeno non più di due volte a settimana)
– non avere difficoltà a continuare a dormire (almeno non più di due volte a settimana)
non usare farmaci per dormire
– per almeno 5 giorni la settimana, svegliarsi e sentirsi ben riposati.

Secondo lo studio, per coloro i quali hanno riferito di soddisfare tutte e cinque le misure del sonno elencate, l’aspettativa di vita era aumentata di 4,7 anni negli uomini e di 2,4 anni nelle donne.

Scordavo; quel mio paziente vive ancora.

g. montefrancesco

Fonti

American College of Cardiology,  Low-risk Sleep Patterns, Mortality, and Life Expectancy at Age 30 Years: A Prospective Study of 172,321 U.S. Adults,” on Monday, March 6, at 12:45 p.m. CT / 18:45 UTC in Prevention and Health Promotion Moderated Poster Theater 10, Hall F.

– Yomna E. Dean,et al., Association between insomnia and the incidence of myocardial infarction: A systematic review and metanalysis,Clinical Cardiology, 2023; DOI:10.1002/clc.23984

– Società Europea di Cardiologia Healthy sleep score and incident cardiovascular diseases: the Paris Prospective Study III (PPS3)” will be presented during the session Sleep disorders and apnoea, physical inactivity on Saturday 27 August , 2022. at 14:15 to 15:00 CEST at Station 4.