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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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Correre è felicità e salute. Non sempre però

Quali i meccanismi cerebrali messi in moto dall’esercizio fisico ?

Abbiamo tante volte parlato e lodato l’attività fisica.
Vi è evidenza dei suoi benefici e tale idea è diffusa nella cultura generale.
Ogniuno di noi si sente meglio dopo essersi mosso in un qualche modo.

È d’altra parte vero che anche di questa attività si può divenire patologicamente dipendenti.
Non è inusuale osservare come alcune persone mostrino, nel corso del tempo e con una attività fisica ripetitivamente ossessiva, il manifestarsi di questa dipendenza.
Le persone in questione presentano, sempre nel tempo, una progressiva trasformazione fisica divenendo più magre, esili, senza un filo di grasso e con le gambe ridotte a sottili elementi muscolari, quasi contratte.
A volte mi è venuto l’idea che assomigliassero a degli uccellini.
Evidente è l’espressione del viso, dello sguardo come “persi”.
Il movimento della corsa non è più armonico ma trascinato.
Sembra chiara l’esistenza di una profonda ragione interiore che impone di dover andare.

La dipendenza patologica è così sempre. Trasforma gli individui.

Comunque, quali meccanismi cerebrali vengono messi in moto dall’esercizio fisico ?
Spesso coloro i quali amano correre per lunghe distanze descrivono uno stato euforico derivante proprio dalla corsa.
Tra i responsabili del cambiamento umorale (se non addirittura una sorta di “sballo” del corridore) sono stati indicati gli oppioidi (o “teoria degli oppioidi”).
Il grado di euforia, significativamente aumentato dopo la corsa, sembra correlato ad effetti specifici nelle aree cerebrali fronto-limbiche implicate nella elaborazione degli stati affettivi e dell’umore, nonché nella percezione del piacere.
Henning Boecker  et al., The runner’s high: opioidergic mechanisms in the human brain, Cereb Cortex, 2008 Nov;18(11):2523-31.

In questo risultato di felicità o semplicemente di aumentato e percepito benessere (sballo) sembra però partecipino anche i cannabinoidi, meglio gli endocannabinoidi.
Il sistema endocannabinoide è un sistema neuromodulatore presente nel cervello e fuori di esso, che media principalmente gli effetti di leganti endogeni ovvero i nostri cannabinoidi  sia gli effetti dei cannabinoidi presenti nella cannabis, tipo il THC e il CBD. (per approfondimento, vedi  www.insostanza.it/il sistema degli endocannabinoidi).
Dopo l’esercizio acuto, 14 studi su 17 hanno rilevato un aumento degli endocannabinoidi.
Al contrario, dopo un periodo di esercizio di resistenza a lungo termine, 4 articoli hanno descritto una diminuzione di queste sostanze endogene.
Quindi non vi è ancora una dimostrazione certa e affidabile della loro modalità di intervento, se pure in qualche modo ciò accade..
M. Siebers et al., Do Endocannabinoids Cause the Runner’s High? Evidence and Open Questions, Review Neuroscientist. 2023 Jun;29(3):352-369. doi: 10.1177/10738584211069981. Epub 2022 Jan 26.

A generare ulteriori dubbi su chi in realtà ha vero ruolo nella indurre questo stato euforico e ansiolitico nel corridore vi sono le conclusioni di uno studio prodotto negli esseri umani.
Lo stesso pur ammettendo che l’esercizio porta al rilascio di 2 classi di molecole gratificanti, oppioidi ed endocannabinoidi, afferma che le caratteristiche principali dello sballo di un corridore dipendono soprattutto da questi ultimi e non dalle endorfine, se pur vi partecipano.
M. Siebers et al., Exercise-induced euphoria and anxiolysis do not depend on endogenous opioids in humans, Psychoneuroendocrinology . 2021 Apr:126:105173. doi: 10.1016/j.psyneuen.2021.105173. Epub 2021 Feb 10.

Infine, a dare motivo della convenienza dell’attività fisica riporto le conclusioni di una ricerca condotta su un totale di 50.359 adulti (età mediana 60 anni).
…Il nostro studio fornisce nuove informazioni sui meccanismi alla base del beneficio cardiovascolare dell’attività fisica.
Questa riduce il rischio di malattie cardiovascolari, agendo principalmente attraverso l’attività del cervello correlata allo stress (semplicemente ne viene ridotta o inibita l’attività).
Ciò potrebbe anche spiegare l’osservazione che la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari avviene in misura maggiore tra gli individui con depressione che maggiormente abbisognano di alleviare lo stress e migliorare lo stato di salute (benessere) cerebrale.
 Hadil Zureigat et al., Effect of Stress-Related Neural Pathways on the Cardiovascular Benefit of Physical Activity, Journal of the American College of Cardiology, Volume 83, Issue 16, 23 April 2024, Pages 1543-1553

g.montefrancesco