Cioccolato: cibo o farmaco?
Il mercato del cioccolato ha cifre rilevanti. In USA il giro di affari relativi al 2008 per il cioccolato è di 12 miliardi di dollari annui anche se attualmente si osserva una flessione collegata probabilmente al rallentamento dell’economia. Gli svizzeri consumano in media 10 chili di cioccolato all’anno e gli italiani 4; le industrie europee hanno visto crescere la vendita dei loro prodotti anche del 40% negli ultimi anni e sono le più floride tra quelle della vecchia Europa.
La composizione del cioccolato è la seguente:
– serotonina (neuromediatore ad attività, tra le altre, antidepressiva)
– feniletilamina (precursore di numerosissimi “amfetaminici”)
– metilxantine (caffeina e teobromina)
– cacao, zucchero, latte e aromi.
Il cacao a sua volta contiene: teobromina (una xantina ad azione stimolante il sistema nervoso centrale), caffeina (in rapporto di circa 10 a 1), analoghi dell’anandamide (la “marijuana” del nostro organismo)* burro di cacao, vitamina B, vitamina E, sali minerali ed altre sostanze antiossidanti come i flavonoidi.
Al cioccolato si attribuiscono effetti antistress, è un “tonificante” e, a dosi moderate, migliora l’umore, procura piacere ed aumenta la resistenza alla fatica. Uno studio effettuato su ciclisti rivela che il suo consumo equivale a quello delle altre bevande energetiche di norma usate. Notoriamente il cioccolato viene considerato un ottimo “antidepressivo” di tipo non farmacologico dato il contenuto di serotonina e si può quindi affermare che fa bene all’umore.
Il pane aumenta questo effetto poichè i carboidrati favoriscono il trasporto di triptofano, precursore della sintesi della serotonina stessa.
Non ci sono molti studi sul consumo di cioccolato e l’umore ma uno fra i più recenti riporta una diminuzione della tendenza alla depressione in soggetti che consumano maggiormente il cioccolato; tali risultati incitano la comunità scientifica a studi più approfonditi. Oggi ancora non si parla di “cioccolato-terapia”, ma sicuramente la cioccolata è uno dei pochi cibi che riesce a dare alle persone un profondo senso di benessere e possiede molteplici effetti positivi; il problema è sempre relativo alla quantità consumata e quindi all’eventuale abuso che potrebbe diventare dannoso per l’organismo. Per alcuni soggetti si ipotizza addirittura una dipendenza tanto che gli americani hanno creato un apposito vocabolo nuovo “chocoholic“, che ricorda la somiglianza con una dipendenza da alcool. Le sue componenti biologicamente attive prima riportate (dalle xantine agli analoghi dell’anandamide, alla serotonina etc.) possono spiegare alcuni comportamenti anomali o sensazioni psicologiche parallele a quelle di altre sostanze che provocano assuefazione. Uno studio di Tiggemann e collaboratori mostra come può alterare la visuospatial working memory similmente ad altre sostanze e farmaci. Nelle donne in particolare esiste una complessa interazione con le fluttuazioni ormonali mensili e sbalzi di umore ed il desiderio di cioccolato. Il cacao, ricco di flavonoidi, è un antiossidante utile contro i radicali liberi e di fatto protegge dall’invecchiamento precoce: i migliori risultati si ottengono con tavolette con percentuali di cacao superiori al 70%.
Pritchett K, Bishop P, Pritchett R, Green M, Katica C. Acute effects of chocolate milk and a commercial recovery beverage on postexercise recovery indices and endurance cycling performance. Appl Physiol Nutr Metab. 2009 Dec;34(6):1017-22.
Tiggemann M, Kemps E, Parnell J. The selective impact of chocolate craving on visuospatial working memory. Appetite. 2010 Mar 20.
Hormes JM, Rozin P. Perimenstrual chocolate craving. What happens after menopause? Appetite. 2009 Oct;53(2):256-9.
Rose N, Koperski S, Golomb BA. Mood food: chocolate and depressive symptoms in a cross-sectional analysis. Arch Intern Med. 2010 Apr 26;170(8):699-703.
Buijsse B, Weikert C, Drogan D, Bergmann M, Boeing H.Chocolate consumption in relation to blood pressure and risk of cardiovascular disease in German adults. Eur Heart J. 2010 Apr 10.
Desch S, Kobler D, Schmidt J, Sonnabend M, Adams V, Sareban M, Eitel I, BlA?her M, Schuler G, Thiele H. Low vs. Higher-Dose Dark Chocolate and Blood Pressure in Cardiovascular High-Risk Patients. Am J Hypertens. 2010 Mar 4.
Halfdanarson TR, Jatoi A.Chocolate as a cough suppressant: rationale and justification for an upcoming clinical trial. Support Cancer Ther. 2007 Jan 1;4(2):119-22.
* Three substances in chocolate and cocoa powder may mimic cannabinoid by activating receptors or increasing anandamide levels. Anandamide is a lipid that binds to cannabinoid receptors and mimics the psychoactive effects of the drug. Chocolate is widely believed to enhance the effect of marijuana. A practical implication of this finding is that the amount of marijuana needed for medicinal purposes may be decreased by using it with chocolate, reducing both the risks and cost associated with marijuana. Chocolate also contains N-oleoylethanolamine and N-linoleoylethanolamine, which inhibit the breakdown of anandamide, and thus may prolong its effects. Oleoyl ethanolamide (OEA) is an analog of the endocannabinoid AEA found in brain tissue and in chocolate.1
1) Di Tomaso, E., Beltramo, M., Piomelli, D., Brain cannabinoids in chocolate, Nature 382 677-678 (1996).