Allarme della Sanità “6 atleti su 100 positivi al doping”
Relazione al Parlamento, ciclismo e pesi più coinvolti.Tempi duri per lo sport.
Dopo lo scandalo scommesse, la recente operazione dei Nas di Bologna, durante un’inchiesta della procura di Rimini, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di ben 53 atleti e alla rivelazione che in alcuni casi sono i genitori degli stessi, spesso minorenni, a richiedere i farmaci per migliorare le prestazioni dei propri figli. Questo ruolo di procacciatori di sostanze dopanti emerge in almeno tre casi. C’è un genitore che portava i suoi due figli, tennisti e minorenni, dal medico riminese Vittorio Emanuele Bianchi – attorno a cui ruota tutta l’operazione antidoping – che prescriveva anabolizzanti e ormoni della crescita. Stesso copione nel caso di due padri che portavano i loro figli da Bianchi per sottoporli a terapie a base di Epo e ormoni maschili.
Raggiungere la prestazione perfetta a tutti i costi, anche con mezzi illeciti. Il doping si diffonde sempre più tra i giovani sportivi, addirittura sotto i dodici anni. E anche se questi ultimi “non sono sottoposti a controlli antidoping, forse subiscono già questo tipo di sollecitazioni”. A dirlo è Francesco Botrè, direttore del Laboratorio antidoping della Federazione medico sportiva italiana. Intanto sono allarmanti i contenuti della relazione annuale inviata al Parlamento dalla Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping. Su 1115 atleti controllati è risultato positivo il 6,3% degli atleti uomini e l’1,5 delle atlete donne. Le sostanze maggiormente assunte sono state gli steroidi anabolizzanti per l’aumento della massa muscolare.
Le percentuali più rilevanti sono state riscontrate nel ciclismo con il 9% di atleti positivi; nel sollevamento pesi la percentuale sale al 10,9%. Indenne il mondo del calcio: nel 2010 sono stati fatti 27 controlli in 7 gare diverse e il risultato è stato zero. Il documento della commissione si conclude con l’invito al parlamento”a decidere un adeguamento delle attuali risorse finanziarie che non risultano sufficienti a garantire l’incremento delle attività di controllo”
Matteo Barbafiera, La Repubblica