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Alcol: aumenta la quota dei binge drinkers italiani
E’ stato presentato oggi, all’interno dell’Alcohol Prevention Day, il rapporto nazionale dell’Osservatorio Nazionale Alcol-CNESP a cura del direttore Emanuele Scafato.
Il quadro che emerge tratteggia un’Italia dove due indicazioni statistiche sono di particolare importanza in tema di alcolismo giovanile:
- al di sotto dell’età legale (16 anni) sono a rischio il 25% dei ragazzi (uno su quattro) e il 14% delle ragazze (una su sette);
- 600.000 giovani hanno praticato il binge drinking (abitudine di consumare quantità eccessive di alcolici – sei o più bicchieri di bevande alcoliche – all’interno della stessa occasione), raggiungendo i valori più elevati nella fascia di età dai 18 ai 24 anni. Al di sotto dei sedici anni i binge drinkers hanno percentuali invariate tra maschi e femmine – con un picco che caratterizza le ragazzine tra i 16-17 anni (al 4% contro una media europea del 2,8%) – per poi svilupparsi con una leggera prevalenza dei primi. Questi numeri attestano in ogni caso una costanza del fenomeno dal 2003 ad oggi;
- in un anno però è aumentata la frequenza dei ricoveri per intossicazione alcolica di ragazzi al di sotto dei 14 anni, passando dal 13,8% del 2008 al 17,7% del 2009;
“Che ubriacarsi non sia un caso, che il bere a rischio non sia per alcuni solo una occasionale sventatezza o una bravata – ha dichiarato Emanuele Scafato – lo dimostra l’1,3% dei nuovi alcoldipendenti in carico ai servizi che ha meno di 19 anni”
Se nei giovani prevale il policonsumo con una prevalenza di uso di birra, di superalcolici, di aperitivi, gli ultra 65enni fanno invece registrare la piA? elevata frequenza di consumatori a rischio legato in maniera prevalente al vino con conseguenze alcol-correlate registrate in sia termini di carico di malattia cronica come cirrosi epatica, tumori, malattie cardiovascolari, che di eventi acuti legati all’incidentalità stradale e domestica conseguente all’intossicazione alcolica o all’ebbrezza che rende indispensabile il ricorso ai ricoveri.
A tal proposito il rapporto evidenzia come:
- il 6% degli adulti di 18-69 anni intervistati abbia dichiarato di aver guidato sotto l’effetto dell’alcol, dato che sale all’11% escludendo gli astemi. L’analisi regionale rivela in ogni caso sensibili differenze tra i territori con un range che va dal 5% del Molise al 15% di Valle d’Aosta e CAlabria;
- il numero dei decessi a causa di incidenti stradali connessi al consumo di alcol sia la stessa al di sotto dei 24 anni e al di sopra dei 65 anni
In riferimento a quest’ultimo dato, Emanuele Scafato ha precisato che “sulla base dell’evidenza scientifica non avrebbe senso diminuire a zero l’alcolemia per gli ultra sessantacinquenni, visto che la fisiologia degli anziani, in termini di metabolismo dell’alcol è del tutto sovrapponibile a quella degli adolescenti e ridotta ad una capacità soggettiva di metabolizzazione di un solo bicchiere di bevanda alcolica al giorno (12 grammi circa)”.
Al termine della presentazione Scafato ha tenuto ad indicare la volontà dell’Istituto Superiore di Sanità di continuare sulla strada indicata dalle Linee Guida Cliniche Europee, con particolare attenzione verso gli strumenti di identificazione preventiva del problema – come l’Alcohol Use Disorders Identification Test (AUDIT-C) – e gli interventi, ad oggi valutati come migliori in termini costo/beneficio – di terapia clinica breve a cura del personale impegnato nell’assistenza sanitaria primaria.
Fonte. Istituto Superiore di Sanità Dr. Francesco Sanna