Nuove diagnosi di AIDS
Nel nostro Paese, dall’inizio dell’epidemia nel 1982 a dicembre 2008 si sono registrati circa 60.500 casi di AIDS, tra questi i decessi sono stati circa 39.000.
Dal 1995 ad oggi si è passati dai 5.653 casi di malattia conclamata ai circa 1.300 del 2008.
Un risultato raggiunto soprattutto grazie all’effetto della terapia antiretrovirale combinata.
Il trattamento, infatti, ha rallentato la progressione della malattia (la durata del tempo di incubazione dell’AIDS, che era di circa 10 anni, oggi è almeno raddoppiata), riducendo sia il numero dei pazienti che evolvono in fase conclamata che il numero dei decessi. L’aumento della sopravvivenza determina un incremento del numero delle persone sieropositive viventi (se ne stimano, oggi, almeno 150.000).
I dati evidenziano anche un cambiamento delle caratteristiche delle persone con AIDS: aumenta l’età mediana alla diagnosi sia per i maschi che per le femmine; diminuiscono i fruitori di droghe iniettive mentre aumentano le persone che hanno acquisito l’infezione per via sessuale (sia etero che omo/bisessuale) e gli stranieri.
E’ in aumento anche il numero delle persone che scoprono di essere sieropositive solo al momento della diagnosi di AIDS, ovvero in uno stadio di malattia molto avanzato; questa percentuale è aumentata dal 21% nel 1996 al 60% nel 2008.
Questo dato suggerisce che una parte rilevante di persone infette, soprattutto fra coloro che hanno acquisito l’infezione per via sessuale e fra gli stranieri, ignora per molti anni la propria sieropositività: ciò impedisce loro di entrare precocemente in trattamento e di adottare quelle precauzioni che potrebbero diminuire il rischio di diffusione dell’infezione.
Per approfondire consulta il Notiziario ISS CoA 2008, n°22.
Prof. Luigi Pippi, infettivologo