Abuso di droghe, sovralimentazione e obesità; comuni meccanismi
NIDA News Release, 28 marzo, 2010. La disponibilità di cibo potrebbe favorire lo sviluppo di dipendenza.
Secondo i risultati di una ricerca, intrapresa presso l’Istituto Scripps, (Scripps Research Institute) e condotta in ratti, alcuni dei meccanismi cerebrali che alimentano la dipendenza da droghe sembrano sostenere i comportamenti alimentari compulsivi e lo sviluppo di obesità. In sostanza, quando agli animali veniva consentito libero accesso a differenti quantità di cibo ad elevato contenuto di grassi, i ricercatori osservavano che nel caso di una illimitata disponibilità di cibo si potevano scatenare risposte simili ad uno stato di dipendenza; ciò portava poi a comportamenti di tipo compulsivo e allo sviluppo di obesità.
La ricerca è stata presentata il 28 marzo 2010 dalla rivista Nature Neuroscience nella versione online ed apparirà in stampa nel numero di maggio.
“Negli Stati Uniti la tossicodipendenza e l’obesità sono due tra i più gravi ed impegnativi problemi di salute pubblica” ha detto Nora D. Volkow, Direttore del National Institute on Drug Abuse (NIDA), “e questa ricerca consente l’applicazione di alcune delle conoscenze che abbiamo sulla dipendenza da sostanze allo studio della sovralimentazione e della obesità.” Sia quest’ultima che la tossicodipendenza sono correlabili ad una disfunzione del cerebrale sistema della ricompensa ed, in entrambi i casi, il consumo eccessivo e frequente può innescare un graduale aumento della soglia necessaria ad ottenere la ricompensa (piacere, benessere); ovvero col passare del tempo viene richiesto sempre più? cibo e sempre più gradevole o, al pari sempre più droga, per soddisfare il bisogno (meccanismo della tolleranza).
I ricercatori hanno intrapreso questo studi in tre gruppi di ratti maschi per un periodo di 40 giorni. Ogni giorno, i tre gruppi avevano accesso illimitato al cibo standard del laboratorio; in più, due dei gruppi avevano la possibilità, ogni giorno, di nutrirsi con alimenti ad alto contenuto di grassi per il tempo di un’ora o per periodi lunghi, 18-23 ore; dopo i 40 giorni fu negato l’accesso a tale tipo di alimentazione. I risultati sostengono la nozione che i recettori della dopamina di tipo 2 (D2DR) – recettori cerebrali che hanno un ruolo chiave nello sviluppo della dipendenza – abbiano stessa importanza nella risposta al cibo. Infatti, quando i ratti diventano obesi, i livelli dei recettori D2DR nel circuito della ricompensa cerebrale diminuiscono così come è stato precedentemente visto in esseri umani dipendenti alle droghe, ad es. cocaina o eroina.
“Quanto osservato può favorire la comprensione dei meccanismi alla base dell’obesità. ha detto Paul J. Kenny, uno dei co-autori dello studio “E’ possibile che gli stessi farmaci pensati per trattare la dipendenza da sostanze possano avvantaggiare la gente abitualmente sovralimentata e dimostrano anche che i fattori ambientali, quale l’accesso aumentato o illimitato ad alimenti con elevata percentuale di grassi, possono contribuire al problema dell’obesità. ” E’augurabile che questo studio cambi il modo che ha la gente di pensare al cibo ha detto inoltre Paul Johnson ” e dimostra inoltre come la disponibilità di cibo possa innescare il consumo eccessivo e l’obesità
“Addiction-like reward dysfunction and compulsive eating in obese rates:Role for dopamine D2 receptors” di Paul M. Johnson e Paul J. Kenny, in Nature Neuroscience
http://www.nature.com/neuro/journal/vaop/ncurrent/index.html.