Drogarsi non èlecito, ma il carcere per i tossicodipendenti, no! In coscienza non mi sembra di arrivarci e non ci pensano nemmeno i socialisti. A fare questa affermazione quando era ministro degli affari sociali fu Rosa Russo Iervolino nel 1989, autrice della legge sulle droghe che sarebbe poi stata approvata due anni dopo, 26 giugno 1990. Legge che purtroppo porta anche il nome di un ottimo giurista come Giuliano Vassalli. Una legge che impose anche in Italia i dogmi della War World Drugs d’oltre oceano. Quanto quelle parole fossero smentite poi dai fatti lo si vide nei primi anni della sua applicazione che cancellarono la precedente legge del 1975, quella definita della modica quantità.
I detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 1990 erano oltre 29 mila, l’anno successivo erano già saliti quasi a 35 mila, nel 1992 diventarono 47 mila. Vale a dire che in soli 2 anni e mezzo, la legge Iervolino-Vassalli, quella del NO per i carceri ai tossicodipendenti, aveva provocato il sovraffollamento che le carceri italiane soffrono ancora oggi. Nei primi anni di applicazione crebbe anche il numero dei morti per overdose, ma i sostenitori della legge cercarono di nasconderlo e fu proprio il coordinamento radicale anti-proibizionista alla fine del 1992 a scoprire e denunciare le differenze sconcertanti che c’erano tra i dati della direzione centrale dei servizi anti-droga del ministero dell’interno e le percentuali contenute nel rapporto del governo che tentavano di dimostrare che la legge del 1990 stava funzionando. Ma il peggio doveva ancora venire, portava il nome di Gianfranco Fini e Carlo Giovanardi, autori della legge 2006 che invece questa si che il carcere anche per i consumatori, questo lo voleva eccome. E quando ancora oggi il senatore Giovanardi afferma il contrario, beh basterebbe riascoltasse le dichiarazione di voto dei suoi colleghi di schieramento che sostenevano essere il carcere un estrema ratio il deterrente, che avrebbe portato ad un percorso di redenzione, poi nella realtà lo sappiamo bene purtroppo. Ora grazie alla sentenza della corte costituzionale che ha reso anticostituzionale la legge Fini-Giovanardi per un vero e proprio colpo di mano parlamentare e ricatto politico con cui fu imposta.
Dal febbraio 2014 siamo tornati alla Iervolino Vassalli, modificata dal referendum promosso dai radicali che nel ne ha attenuato alcuni degli aspetti più punitivi. Il referendum però non potè toccare il sistema delle sanzioni punitive e amministrative, che forse ancora più del carcere dimostra il carattere stupidamente repressivo della legge del 1990.
Secondo i dati del rapporto del 2013 del ministero dell’interno sulle tossicodipendenze in italia in quasi un quarto di secolo dal 11 luglio del 1990 data di entrata in vigore della Iervolino Vassalli, al 31 dicembre 2013, la segnalazione dei prefetti a norma dell’articolo 75 quello che sanziona le condotte di minore entità come la detenzione di uso personale sono stai quasi un 1.987.702 per la precisione, oltre 243.000 le sanzioni combinate, 143.000 le richieste di programma terapeutico.
Le persone segnalate sono state più di 828.000, quasi 73 mila minorenni.
Segnalazioni che riguardano quasi esclusivamente il possesso di cannabinoidi. Dopo l’abrogazione della legge Fini Giovanardi, ci ritroviamo ora d’accapo con la legge Iervolino Vassalli, da un quarto di secolo dalla sua approvazione. Siamo andati avanti per tornare indietro stiamo scontrando le conseguenze di quella inutile guerra alla droga, della regressione culturale che la legge del 1990 ha determinato. Da qui bisogna ripartire, ora che nel mondo i governi si sono aperti ai dibattiti sul fallimento sul proibizionismo. Bisogna ripartire, una volta per tutte, con una politica della droga più rispondente alla realtà del fenomeno ammesso e concesso che sia stata mai in grado di esserlo. Di Roberto Spagnoli Radio Radicale 29 Giugno.
(Trascrizione di Aimone Pignattelli)