Nell’immagine in alto potete notare le tappe biochimiche che portano alla formazione di tebaina e codeina o morfina dai lieviti geneticamente modificati. Se si stilasse una classifica dei migliori amici della’uomo, in molti non avrebbero dubbi sull’incoronare l’amato cane. Se però la stessa classifica fosse stilata da chi fa uso di sostanze stupefacenti, molto probabilmente il cane dovrebbe accontentarsi della medaglia d’argento: il gradino più alto del podio spetterebbe al lievito. Questo fine microrganismo, infatti, dopo averci abituati a godere delle sue straordinarie qualità lievitando il pane e facendo fermentare le bevande alcoliche, si appresta anche a dar vita agli oppioidi.
Apre a questa possibilità un articolo pubblicato di recente sulla rivista Nature Chemical Biology che descrive un nuovo processo per la produzione di oppioidi ad opera di una forma geneticamente modificata del buon vecchio Saccharomyces cerevisiae (il tradizionale lievito usato per fare il pane, la birra e il vino). Questo processo potrebbe gettare le basi per la produzione a basso costo di farmaci quali antibiotici, chemioterapici e sedativi così come potrebbe aprire le porte alla produzione casalinga di morfina, eroina e altri numerosi oppioidi. Al momento, sarebbe necessario avere delle conoscenze avanzate di biologia e genetica anche solo per provare a produrre la giusta forma di lievito chiarisce John Dueber, il bioingegnere dell’Università di Berkeley che ha guidato e pubblicato lo studio, aggiungendo però che pur non essendo una minaccia imminente, c’è il rischio che si arrivi a produrre il lievito in questione per scopi leciti e quindi a renderlo facilmente reperibile: a quel punto basterebbe la conoscenza del processo di produzione della birra per produrre morfina. Dueber comunque, chiarisce che non tutte le tappe del processo sono state perfettamente comprese (al momento quelle perfettamente note sono solo 7 delle 15 totali) ma prevede che lo saranno entro circa un paio anni data la sorprendente velocità con cui ha proceduto il suo lavoro: grazie ai progressi nel campo della biochimica, egli è infatti stato in grado di completare alcune delle fasi più critiche del processo in soli sei mesi.
Questa non è stata però la prima volta in cui dei ricercatori hanno sperimentato l’uso dei lieviti per creare oppioidi. Ad esempio lo scorso anno, a Stanford, Christine Smolke e il suo team hanno riprogrammato il genoma di un lievito con geni provenienti sia dal papavero da oppio che dai batteri che vivono sugli steli del papavero stesso per produrre oppioidi semi-sintetici; inoltre lo scorso mese Vincent Martin della dell’Università di Concordia ha delineato alcune differenti tappe del processo di sintesi della morfina a partire dai lieviti. Kenneth Oye, esperto di normativa tecnologica e autore di una rassegna sullo studio di Dueber, suggerisce di indirizzare le prossime fasi di questo complesso processo tecnologico verso la produzione di specie di lieviti non in grado di sopravvivere al di fuori di un laboratorio nè di generare sostanze che diano dipendenza. Tuttavia alcuni ricercatori, come la Smolke, non sono convinti che la produzione casalinga di oppio a partire dai lieviti sia un reale pericolo poichè questi avrebbero bisogno di essere finemente lavorati e richiederebbero condizioni di fermentazione altamente specifiche e controllate che non possono essere facilmente raggiunte dai non addetti ai lavori. Per il momento resterebbe perciò più semplice ottenere morfina a partire dai semi del papavero da oppio piuttosto che da questi lieviti. L’oppio fatto in casa è dunque soltanto una possibilità ma potrebbe diventare una certezza se gestita con le opportune conoscenze: la produzione di sostanze d’abuso costituirebbe un rischio concreto.
Mattia Bozzelli – DeLoache, W. C. et al. Nature Chem. Biol., http://dx.doi.org/10.1038/nchembio.1816 (2015). – Fossati, E., Narcross, L., Ekins, A., Falgueyret, J. P. & Martin, V. J. J. PLoS ONE 10, e0124459 (2015). – Beaudoin, G. A. W. Characterization of Oxidative Enzymes Involved in the Biosynthesis of Benzylisoquinoline Alkaloids in Opium Poppy (Papaver somniferum). PhD thesis, Univ. Calgary (2015); available at http://hdl.handle.net/11023/2115.
Breve commento. Ovviamente la lettura della notizia stimola immediate considerazioni. Dalle modalità di proteggere i lieviti e la sintesi da loro processata in modo da renderli meno appetibili alla criminalità, o comunque da rendere molto difficile la loro gestione da parte di altri, alla evidenza di avviare opportunità di cura alle persone nel mondo, sofferenti e povere. Il controllo del doloreè problema appunto mondiale tanto da suggerire il mantenimento e non la distruzione, delle coltivazioni di papavero da oppio, per poterne ricavare la morfina necessaria a questo e non alla sua trasformazione in eroina. I lieviti possono sintetizzare molti altri tipi di farmaci indispensabili in vari trattamenti; ma questo significa che la ricchezza della scienza deve essere ugualmente e con giustezza distribuita a tutte le popolazioni in modo che essa ubbidisca alla fondamentale finalità, il benessere dell’uomo. Il profitto impone leggi di mercato che prevedono l’esclusione e la differenza; auguriamoci che questi lieviti sfuggano a tali imposizioni e che crescano incontrollabilmente solo per rendere migliore la vita della gente.
montefrancesco