Gli editoriali

a cura del prof. Montefrancesco

La tossicodipendenza.

Rispondo a questa domanda che un mio amico mi ha fatto alla fine di una lunga discussione in cui, malgrado gli sforzi, non sono riuscito a presentare concetti evidentemente convincenti. Allora ho tradotto (spero al meglio) una parte di un bel editoriale proposto su Medscape e pubblicato a luglio. Forse si accoglie di più se qualcosa è detta da una autorità nel campo.poi continueremo a parlare. Perchè la frase più importante, secondo me,è : .. “non vi è alcun chiaro inizio o fine”.
Allora: quindi, non è così semplice definire in modo categorico la nozione di avere o non avere un disturbo classificabile come tossicodipendenza; il cervello è più  complicato. In generale, vi è una predisposizione ad avvertire in modo esagerato gli effetti di una sostanza (ad esempio, maggiore euforia in risposta ad una assunzione media di alcol). Ciò avviene lungo nei percorsi cerebrali che regolano la risposta emotiva ed il piacere, portando ad un uso impulsivo e compulsivo delle droghe che si traduce, alla fine, in una emozionalità negativa (in un rinforzo negativo) e in un tentativo sempre crescente di evitare o impedire la disforia attraverso un maggiore e ripetuta ingestione della sostanza stessa.
La dipendenza non è quindi una singola entità e non può essere incapsulata in una singola categoria diagnostica. Si compone di molti differenti elementi biologici che interagiscono in un continuum con i molteplici cambiamenti del cervello ed implica multipli livelli di complessità. Il cervello di individui suscettibili di dipendenza sono differenti; i cervelli di coloro che sono già dipendenti sono differenti. I concetti di rinforzo positivo (piacere) e negativo (sintomi astinenziali) sono di grande importanza per capire come la malattia possa evolvere. Ma non vi è alcun chiaro inizio o fine. Una volta che un paziente inizia il trattamento, molti processi, a livello genetico e neurochimico, sono già avvenuti La comprensione dei processi biologici che pare predispongano alla dipendenza è importante quanto la comprensione dei processi in atto (di che cosa accade) nel tossicodipendente quando  veramente tale. Una migliore comprensione dei fattori socioculturali, dei fattori di sviluppo e degli elementi che dinamicamente influenzano la predisposizione biologica alla dipendenza offre una opportunità per affrontare il problema da diverse prospettive.
Questo è  esattamente il motivo per cui un approccio terapeutico multidisciplinare è necessario considerando che il farmaco non è  che un parametro della intera storia patologica e forse il meno importante. Il rapido e tempestivo riconoscimento di fattori predisponenti in individui a rischio è forse il modo migliore per evitare la via del non ritorno nella dipendenza.
montefrancesco
Fonte  tradotto da: What is the addiction ? Medscape  D. E. Vergne Neuropsychopharmacology- 2014;39:254-262.