La locandina de La Nazione di sabato scorso ha sorpreso non pochi di noi:”Donna perde al videopoker torna a casa e minaccia il marito. Arrestata.” Le dipendenze tutte – e quindi compresa quella da gioco, il gambling – sono diffuse prevalentemente tra il genere maschile ed essere femmina è considerato un fattore di protezione. Pur facendo conto che il lotto era preferibilemente frequentato da donne, pensiamo al poker. Nel secolo scorso ci eravamo abituati a vedere nei film i pistoleri (maschi) giocare nei saloon. Nei film di James Bond (007) le donne erano solo delle belle comparse, al casinò, attorno al giocatore di turno; donne bellissime e giovani, tutto il contrario delle ricche anziane signore con i capelli viola che in altri film giocavano a poker cariche di gioielli. I videopoker e le slot-machine modificano la sociologia del gioco d’azzardo? Proviamo a immaginare un mondo in cui questa dipendenza, o una qualsiasi altra dipendenza, fosse prevalsa nel genere femminile. L’eroina avrebbe prodotto ‘eroine’ e il metadone sarebbe stato buono per ‘metà-donne’. La cocaina non avrebbe avuto problemi, come la nicotina, mentre a suscitare fantasie adolescenziali sarebbe stato, nel film di Fellini, il tabaccaio con un sedere enorme e muscoli d’acciaio. La confusione di ruoli e giochi di parole potrebbe diventare comica, pur rimando probabilmente nel tragico. Uno scorcio di questa fantasia ci è offerta dalla cronaca locale della locandina di cui sopra.
Notizia paradossale? Tragicamente, appunto, comica: per il tipo di dipendenza e per il tipo di conseguenza. Vi si ravvisa un vero e proprio ribaltamento della norma di questi comportamenti proprio perchè la protagonista è donna; perchè gioca al videopoker; perchè arriva a minacciare un uomo (con un pugno vicino al viso? mah). Dopo decenni di accese discussioni, l’emancipazione femminile si può concepire in modi diversi e non ci stupiamo più di niente. Anche la dipendenza patologica manifesta le sue forme di uguaglianza speculare tra uomo e donna ? dovremo farcene una ragione? o ancora una volta dovremmo tornare a interrogarci sulla libertà del desiderio femminile? e su quel modo eteros di manifestare anche la fragilità e la dipendenza, non più solo confinata alla dipendenza affettiva? Quest’ultima, se, squisitamente femminile…forse no.
Un domani l’uomo sarà incinto, spenderà molte lacrime d’amore e cercherà la donna giusta invece di fare come le donne che vogliono solo tanti uomini. Rimarrà a casa a fare le faccende mentre la sua (?) donna andrà con le amiche a bere al bar.