Gli editoriali

a cura del prof. Montefrancesco

Metadone o buprenorfina. Personali considerazioni

Quanto riferisco A? esclusivamente quanto ho osservato in clinica nel corso di tutti questi anni; in più, per quanto mi hanno detto i pazienti che potevano, con sincerità e giusta opinione (data l’esperienza) dare giudizio sul loro trattamento. In linea generale ho sempre osservavo che ad allontanarsi dal trattamento, nel senso che terminavano lo stesso, erano più spesso coloro i quali assumevano buprenorfina ossia il Subutex o il Subxone. Anche i pazienti a metadone a mantenimento possono scalare e terminare con uno scalaggio opportuno ma tendenzialmente – con maggiore frequenza – rimangono in trattamento. Ora questo sta certamente nelle caratteristiche proprie di entrambi i farmaci: la buprenorfina è un agonista parziale per cui la sua attività farmacologica è certamente inferiore a quella del metadone quindi l’effetto non è massimale; è invece massimale nel metadone. Per il caso della buprenorfina questo garantisce una minore dipendenza e quindi una maggiore possibilità di allontanarsi dalla sua assunzione perchè minore è l’eventuale sindrome astinenziale da mancanza. A proposito di quanto accade alla cessazione di un farmaco, devo anche aggiungere, sempre all’interno della mia esperienza con i pazienti e in generale con le persone che con me hanno una confidenza clinica, che quando un paziente per ragioni varie, imperscrutabili, purtroppo non evocabili e soprattutto assolutamente personali, decide di cambiare, straordinariamente, quasi in forma di un miracolo che ridicolizza il piano clinico della inderogabile astinenza, i segni e i sintomi di quest’ultima quasi non si evidenziano, non si esprimono. E sia che assuma metadone o buprenorfina o eroina o alcol o nicotina. Sono le ragioni, alla base del convincimento a cambiare, che fanno una astinenza brutta o resistibile.

L’uomo per cambiare, in qualsiasi circostanza, deve avere un vantaggio, una convenienza.
Altrimenti non procede a niente e aspetta. Quale la differenza tra i due farmaci di cui voglio dire? Il metadone ha una forza terribile, è potentissimo e per questo e anche per questo ha permesso di affrontare la tossicodipendenza quasi in modo pari alla sostanza cui lo abbiamo contrapposto. Ma esso possiede anche la forza di legare il paziente per ogni sua necessità o difficoltà psicologica quindi diventa non solo un potente agonista e sostitutivo dell’eroina ma anche un costante supporto per ogni evento del paziente, anche minimamente spiacevole, fastidioso. Intermedia ed impedisce l’impegno per una scelta. Esso copre tutto. Copre completamente l’anima (mi sia consentita l’enfasi). I pazienti mi dicono che la necessità di questo farmaco, alla fine e nella quotidianità, deriva proprio da questo; certamente può sostituire il desiderio di eroina, compito che svolge benissimo e forse anche a bassi dosaggi, ma concede un obnubilamento che può molto assomigliare a quella anestesia emotiva che allontana ogni angoscia della’esistenza. Questo sopore dell’anima può diventare la ragione intima del farmaco. Per ogni cosa, per ogni evento si prende il metadone, magari a dosaggi più elevati, e passa tutto.

Credo che, a volte, ci sia la necessità di un farmaco potente per eventi particolarmente stressanti in grado di formare una sorta di appoggio psicologico di schermo difensivo; per molte altre volte, credo che la nostra anima abbia bisogno di più libertà, di più aria per non soffocare nella pesantezza dell’oblio. La buprenorfina (che io personalmente ho usato poco perchè vedevo il metadone come il farmaco che meglio contrastava l’eroina, data proprio la sua efficacia) dà più spazio e lascia nel quotidiano una finestra di lucidità. Proprio perchè non è totale. Forse potrei dire che, secondo me, per quanto ho visto e ho appreso dai pazienti, i due farmaci andrebbero sempre adattati alle caratteristiche dell’individuo e alle circostanze di vita ma, forse, andrebbero usati e meglio, nello stesso paziente. Andrebbe favorita la loro interscambiabilità. Noi operatori tante volte e colpevolmente sia trasportati dai pazienti e dai farmaci.
Una volta metadone, sempre metadone; una volta buprenorfina sempre buprenorfina. Ho detto tutto ciò senza alcun conflitto di interesse.
dott. giuseppe montefrancesco
p.s. un giorno voglio scrivere di quanto accade in carcere con i due farmaci; il valore dei due farmaci A? dato, nella circostanza detentiva, da altre convenienze, da altri vantaggi.