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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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La marijuana salva sè stessa e i fumatori. Viva la marijuana.

Ho fumato marijuana e sono andato in paranoia. Mi hanno detto che ora nella marijuana c’è tanto THC e poco cannabidiolo. Che cosa vuol dire ? ———————– Come è noto la pianta della Cannabis sativa è fonte di un gran numero di principi attivi. Essa produce una complessa miscela di sostanze chimiche, più di 400, una settantina delle quali formano il gruppo dei cannabinoidi (i fitocannabinoidi), termine che li distingue dagli endocannabinoidi, molecole della stessa natura ritrovate in molte specie animali e soprattutto nell’uomo e dai cannabinoidi di sintesi, prodotti in laboratorio per finalità farmacologiche ma spesso venduti nel mercato clandestino. Tra questi cannabinoidi il solo psicoattivo è il ∆ 9-tetraidrocannabinolo (THC) e la potenza della cannabis è definita dalla sua concentrazione. Un altro importante principio attivo è rappresentato dal cannabidiolo (CBD), un composto con un effetto antagonista rispetto al THC. Questo cannabinoide non è psicotropo ma è di particolare importanza perché migliora l’azione del THC – o anche di altri cannabinoidi – influenzandone positivamente la farmacocinetica e riducendo gli effetti collaterali sul respiro, frequenza cardiaca e temperatura. Non ultimi sono gli effetti acuti psicogeni del THC con lo sviluppo di ansia, crisi di panico o anche di quadri psicotici o sintomi cognitivi di schizofrenia; su questi interviene il CBD, come ansiolitico e antipsicotico, a controbilanciare o annullare tali effetti deleteri. Purtroppo la concentrazione di CBD nella cannabis da strada si sta progressivamente riducendo – sino ad un rapporto di 80 a 1 – proprio ad invogliare all’acquisto di una marijuana ad elevato contenuto di THC che assicura sensazioni sempre più forti ma anche pericolosi “effetti collaterali”. Recenti indagini ipotizzano che a causare tutti questi sintomi sia il danno che l’uso cronico di THC produce sui recettori striatali dopaminergici D1 e D2 (aumenta la eterodimerizzazione di questi); la somministrazione (assunzione ) di CBD pare in grado di restaurare il danno prodotto e quindi di ridurre fortemente i danni da THC. Il lavoro presentato suggerisce infatti che il CBD migliora l’andamento della malattia in individui con psicosi precoce e contemporanea abuso di cannabis. E’ questa, in particolare, una popolazione con prognosi attualmente sfavorevole e che manca di un intervento specifico. Un elemento che di certo aggrava un quadro psicotico è l’abuso di cannabis, prevalente nella schizofrenia e particolarmente comune nei soggetti con psicosi di recente insorgenza. Utilizzo del cannabidiolo (600- 1000 mg /die per os) – date le sue proprietà di invertire gli effetti ansiolitici e psicotici del THC sia acutamente che cronicamente – potrebbe quindi costituire una validissima alternativa ai farmaci convenzionali e ai loro effetti collaterali sia in questi pazienti ma forse anche individui con qualsiasi disturbo dello spettro schizofrenico. Deve essere sottolineato, tuttavia, che la maggior parte di questi benefici suggeriti sono basati su studi di laboratorio, in parte con campioni di piccole dimensioni e c’è bisogno di conferme da parte di trials clinici randomizzati. Comunque tutto ciò è una promessa che il cannabidiolo, da tempo, solleva nella ricerca. g. montefrancesco Fonte Britta Hahn, The Potential of Cannabidiol Treatment for Cannabis Users With Recent-Onset Psychosis, Schizophrenia Bulletin vol. 44 no. 1 pp. 46–53, 2018

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