Effetti della Salvia divinorum e farmacocinetica
La salvia divinorum è stata scoperta nel 1962 dai farmacologi Hofmann e Wasson durante una spedizione scientifica a Oaxaca (Messico). Questa pianta era diffusa in una piccola parte del Messico – ove è anche detta Salvia messicana – ed era tradizionalmente usata dalla popolazione locale (i Mazatec) non solo durante le loro pratiche spirituali (che necessitavano degli effetti allucinogeni della salvia divinorum) ma anche come farmaco per le disfunzioni intestinali, come cura palliativa in soggetti prossimi alla morte e anche come antidoto contro il mal di testa e i reumatismi. A partire dal 1990 la distribuzione e l’uso a scopo ricreativo di preparati a base di salvia divinorum ha avuto un continuo e rapido incremento, tanto che, secondo uno studio condotto dal “National Survey on Drug Use and Health”, circa 1.8 milioni di persone con età superiore a 12 anni hanno provato questa droga nella loro vita e circa 750000 ne hanno fatto uso nel 2006. Le molecole isolate a partire dalla pianta sono prevalentemente delle sostanze chiamate diterpeni e, tra queste, la Salvinorina A è l’unica molecola che al momento risulta determinarne gli effetti psicoattivi. Questo composto è tuttora poco studiato sia nell’uomo che nell’animale da laboratorio tuttavia alcune sue caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche sono state evidenziate. Tempi degli effetti della salvia divinorum e variabilità tra individui (farmacocinetica) La Salvitorina A può essere assorbita attraverso due vie: attraverso la membrana orale (foglie masticate) e per inalazione del composto vaporizzato (l’inalazione sia di un estratto vaporizzato di Salvinorina A o di foglie secche fumate). La prima via è quella che giustifica l’uso tradizionale di salvia divinorum, infatti i Mazatec usavano masticare le foglie della pianta durante i loro riti. Studi recenti hanno mostrato che dosi sublinguali fino a 4 mg non sono psicoattive per cui l’assorbimento per questa via richiede quantità, e quindi concentrazioni di sostanza, abbastanza alte per essere significativo. La Salvinorina A può essere assorbita anche per inalazione del composto vaporizzato. Assunta per questa via, gli effetti della salvia divinorum si manifestano rapidamente (entro un minuto) anche se sono di breve durata (meno di 15 minuti). Questa è la via che viene frequentemente usata da chi usa la salvia divinorum per gli effetti a scopo ricreativo. Dopo dosi orali la Salvinorina A non viene assorbita come tale perché viene metabolizzata estensivamente nel sistema gastro-intestinale e questo è il motivo per cui dosi orali di salvia divinorum non producono gli effetti psichici attesi. La distribuzione di questo composto nei vari tessuti è stata studiata in animali da laboratorio e, in particolare, in primati non umani dove si è visto che queste molecole passano molto facilmente e velocemente la barriera ematoencefalica raggiungendo rapidamente concentrazioni attive nel cervello (in meno di un minuto). L’eliminazione è anche molto rapida, infatti la semivita sembra essere di circa 8 minuti. La semivita di un farmaco è una misura della sua velocità di scomparsa dal corpo ed è data dal tempo che le concentrazioni impiegano a dimezzarsi. Una semivita di 8 minuti è molto rapida perché vuol dire che dopo 8 minuti le concentrazioni sono dimezzate, dopo altri 8 minuti sono la metà della metà e così via. In questo modo dopo poco più di tre semivite (24 minuti) le concentrazioni sono ridotte quasi a un decimo. La rapidità di eliminazione può spiegare il fatto che gli effetti della salvia divinorum scompaiono dopo breve tempo, anche se sono ancora troppo scarsi i dati presenti in letteratura per poter ipotizzare relazioni precise tra cinetica (studio dell’andamento delle concentrazioni: assorbimento, distribuzione e eliminazione) e dinamica (studio dell’andamento degli effetti) di questo composto. I pochi studi effettuati nell’uomo indicano comunque che la variabilità di risposta sia farmacocinetica che farmacodinamica tra soggetti è elevata. La Salvinorina A viene certamente metabolizzata, infatti solo il 70 % della dose somministrata viene recuperata come tale nelle urine. Ad oggi è stato identificato un metabolita, la Salvinorina B, che, comunque, è un composto inattivo. In conclusione, la variabilità nella cinetica del metabolismo, dell’assorbimento e della distribuzione possono contribuire a spiegare la variabilità degli effetti della salvia divinorum nella popolazione che fa uso delle foglie della pianta. A questo si deve poi aggiungere che i prodotti derivati messi in commercio sono ben lungi dall’essere controllati e standardizzati e che quindi significative variazioni di contenuto di principio attivo sono ipotizzabili tra le diverse confezioni in vendita. dott. Renato Urso