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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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Acquistare e dipendere dal commercio delle cose.

Attualmente, in TV, viene pubblicizzato, senza pudori e con chiarezza espressiva, un centro per acquistare la longevità; contro i radicali liberi, contro gli stress ossidativi, le infiammazioni croniche e le mille impurezze che accorciano la vita.
Possiamo così vivere a lungo, in buona salute, belli, presentabili e anche senza rughe.
Il soggiorno presso il centro certamente costa, non è per tutti ma ne vale la pena.
Una fascia di popolazione si distinguerà per l’aspetto.
È stupendo e mi ha fatto pensare; secondo me, è l’offerta commerciale più accattivante ora sul mercato.
Tra l’altro è una proposta offerta sì dal mercato ma in realtà è sempre nelle nostre teste.
Noi molto facciamo per avere una vita sana, perfetta e forse anche eterna.
Allora diamo ai tanti prodotti, sempre nuovi e cangianti, significati e speranze eccessive da cui, poi, è molto facile dipendere.

Attualmente è inoltre possibile vedere un film che tratta stupendamente questo argomento: The substance. L’ossessione del corpo, della seduzione e del potere del corpo. Per questo si può assumere una sostanza, con i rischi del caso. Tutto nella vita si paga.

É fatto comune riconoscere di essere spinti a consumare quasi inconsapevolmente o almeno senza piena coscienza.
Proprio come una misteriosità che ci spinge da dentro, confusamente.
Questo interpreta molte nostre attività spesso cariche della sola necessità di soddisfare vuoti interiori di “oscura” origine…forse si anela l’eternità o almeno una vita di significato.
Sentiamo che certe azioni sono più forti di noi e sedare l’ansia che le accompagna significa proprio dover fare quanto pensiamo ci manchi. Tra l’altro le commercialità, i prodotti acquistabili hanno il vantaggio di poter risolvere lo stato ansioso subito o almeno temporaneamente.
Non vi concedono, non richiedono un’analisi approfondita dei motivi dell’ansia, appunto oscura.
Acquistare è un potente antidolorifico.

Ovviamente alimentare e condizionare questa forte spinta emotiva è un presupposto fondamentale per vendere meglio. Da tanto tempo, da tanto tempo la pubblicità utilizza questo presupposto. Anzi ne è l’anima.
Il prodotto, una volta che assume peso sociale ovvero importanza sociale, significato, peraltro di corta temporalità, viene diffusamente acquistato.
Tali premesse solo però la condizione che, più che l’oggetto, è l’acquisto e il possesso del significato recondito dell’oggetto che spinge il desiderio e le necessita temporanee.

Il “rituale” viene poi ripetuto per altri elementi, per altri oggetti o azioni e così all’infinito.

Quanto in breve spiegato riconduce l’attenzione ai determinanti sociali della salute ovvero a tutti quei fattori sociali e ambientali che influenzano fortemente l’espressione della nostra salute. In particolare, si accenna ai determinanti commerciali della nostra salute che, considerato la loro intrinseca forza, possono indurre progressivamente verso comportamenti di dipendenza.

Questo argomento viene con competenza e chiarezza ben trattato in un editoriale di Nora Volkow, direttrice del National Institute on Drug Abuse (NIDA), di cui riporto brevi stralci.

“Tre dei quattro maggiori fattori industriali che contribuiscono alla morbilità e mortalità a livello mondiale sono:
alcol,
– tabacco
– cibi ultra-processati
– i combustibili fossili
.
Negli Stati Uniti muoiono ogni anno più di 178.000 persone per malattie attribuibili all’eccessivo consumo di alcol   e più di 480.000 persone muoiono ogni anno per cause attribuibili al consumo di tabacco.
Circa 678.000 persone muoiono ogni anno per malattie legate all’alimentazione e all’obesità (tra cui tumori, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2 causate da diete non sane.
Il contributo alla mortalità di questi soli tre settori commerciali è enorme e anche i costi sociali ed economici sono enormi.

Quale però la comune ragione che sostiene questi consumi o comportamenti ?

In sostanza perché consumiamo stabilmente e ripetutamente quanto poi ci danneggia, fatto esclusione per il “piacere” che procurano? E quest’ultimo non è elemento trascurabile, considerato che senza tale conseguenza non sarebbe facile indurre consumi.
Tutti questi prodotti che causano malattie hanno in comune l’attivazione del sistema di ricompensa del cervello con modalità fortemente rinforzanti. Il successo di queste industrie è massimizzato dalla capacità dei loro prodotti di innescare il consumo compulsivo che porta alla dipendenza.

In sostanza, le industrie, avendo ben compreso la funzione della ricompensa e del piacere atteso, capitalizzano questa nostra propensione (fragilità ?) biologica a impegnarci in comportamenti di ricerca della soddisfazione profonda…proponendo l’acquisto e il consumo di prodotti in apparenza “innocenti”.

Stesso meccanismo vale per le droghe.
g.montefrancesco

Fonte

Nora’s Blog : Commercial interests contribute to drug use and addiction. September 26, 2024
By Dr. Nora Volkow.
– www.insostanza.it