Captagon: il traffico, le guerre, i guadagni.
La nota antiproibizionista
EDITORIALE | di Roberto Spagnoli – RADIO – 07:30 Durata: 4 min 40 sec
In breve
L’uso di sostanze psicoattive in guerra è una pratica diffusa fin dall’antichità.
I miliziani di Hamas, responsabili del feroce attacco del 7 ottobre 2023, avevano assunto il Captagon.
La Siria ne è il maggiore produttore. Hezbollah è coinvolto nel traffico.
Ogni guerra rappresenta un affare per la criminalità.
In certi paesi criminalità organizzata e potere politico sono legati tra di loro e a volte sono la stessa cosa.
Di questo dovrebbero tenere conto i decisori politici che, in nome di un’illusoria “guerra alla droga”, con il proibizionismo favoriscono il mercato nero.
E dovrebbe tenerne conto anche chi, con le migliori intenzioni, va in piazza a manifestare per la pace.
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Il 7 ottobre di un anno fa, Hamas sferrava un attacco contro Israele senza precedenti.
Un assalto feroce, spietato per dimensioni, per numero di combattenti impiegati, per il drammatico numero di vittime civili e per come si è svolto.
Molti dei miliziani che parteciparono a quella operazione avevano assunto il Captagon, una sostanza psicoattiva venuta alla ribalta qualche anno fa quando si disse che ne facevano uso i terroristi dell’Isis.
L’utilizzo militare di sostanze psicotrope non è una novità e non è una prerogativa dell’epoca moderna.
L’idea di assumere droghe prima di andare in battaglia risale all’inizio della storia; nel corso dei secoli tutti gli eserciti hanno attribuito importanza ai fattori psicologici per la vittoria o la sconfitta.
Le droghe sono state studiate e impiegate per permettere ai soldati di vincere la paura, non sentire la fatica e lo stress ma anche per annullare le inibizioni e commettere azioni non tollerabili dalle regole morali o dalle leggi umane.
Captagon è uno dei nomi commerciali di una sostanza….. (Il Captagon® era originariamente il marchio di un prodotto farmaceutico fabbricato negli anni ’60 come trattamento per il disturbo da deficit di attenzione (ADHD) e la narcolessia ed era venduto principalmente in Europa e in Medio Oriente. Nel 1986, in seguito ai controlli su uno dei suoi ingredienti (la fenetilamina), il farmaco ha cessato di essere prodotto per scopi medici. Il Captagon appare in forma di compresse di colore solitamente bianco e da un punto di vista farmacologico si tratta di una associazione di amfetamine e teofillina che forma un profarmaco, cioè, una sostanza di per se inattiva ma che nell’organismo viene trasformata nel metabolita attivo in grado di dare gli effetti farmacologici ricercati. Quanto qui riportato in corsivo ha solo motivo di dare spiegazione della composizione del farmaco. www.insostanza.it)
Ha effetti eccitanti, disinibenti, aumenta la sensazione di forza, riduce la paura e il dolore e crea una situazione, come potremmo dire, di distacco affettivo. I suoi effetti aumentano la capacità di commettere azioni violente e l’efficienza con cui queste vengono compiute.
Il suo uso è stato progressivamente limitato per l’emergere di effetti collaterali negativi e rischio di dipendenza, fino a quando, nel 1986, le Nazioni Unite lo inserirono nell’elenco delle sostanze psicotrope e da quel momento si sono sviluppati la produzione e il traffico illegale.
Il Captagon è prodotto soprattutto in Siria che ne ha fatto una fonte di valuta pregiata con cui fronteggiare la crisi economica devastante provocata dalla guerra civile e vede coinvolti anche figure di rilievo del regime di Bashar al-Assad. Il mercato nero produce, sia in Siria che all’estero, profitti enormi di gran lunga superiori al valore dell’esportazione illegale di qualsiasi altro prodotto siriano.
Dalla Siria il traffico si muove verso la Giordania e le monarchie del Golfo, dove il suo utilizzo è molto diffuso, è molto diffuso praticamente in Arabia Saudita verso l’Europa, attraverso il Mediterraneo approdando soprattutto nei porti italiani, verso la Turchia e verso l’Iraq, che sta diventando un crocevia del traffico come indicano le quantità record di sequestri recenti e dove la dipendenza tra giovani è un’emergenza nazionale.
Naturalmente, lungo la rete siriana di contrabbando di Captagon viaggiano anche altre sostanze.
Il business tocca anche il Libano, e coinvolge Hezbollah, la milizia sciita sostenuta dall’Iran, alleata del regime di Assad contro cui, proprio in queste settimane, si sta svolgendo il conflitto con Israele.
Nel territorio sotto il controllo di Hezbollah sono state estese le coltivazioni di hashish, presenti nella regione da lungo tempo ed è stata sviluppata anche la produzione di Captagon. Hezbollah svolge inoltre un ruolo importante nella protezione del contrabbando, in questo viene coinvolta nelle milizie armate e affaristi vari, e anche Hamas beneficia della produzione del traffico e non solo sul piano economico.
Una guerra, qualunque guerra, ha molteplici aspetti che vanno sempre tenuti in considerazione anche nelle connessioni che hanno tra di loro. Come abbiamo detto, l’impiego di sostanze psicoattive in guerra, in operazioni militari o terroristiche è una pratica diffusa fin dall’antichità.
Oggi le droghe vietate dal sistema proibizionista sono soprattutto e sempre di più un gigantesco affare per le organizzazioni criminali, in pace o in guerra.
Insomma il proibizionismo ha creato un terreno fertile per ogni commercio illegale; prima di tutto quello delle droghe a livello globale secondo solo a quello della contraffazione.
Ogni guerra rappresenta un affare per la criminalità, per la criminalità di ogni tipo e ad ogni livello.
Ed in certi paesi la criminalità organizzata e potere politico sono legati tra di loro, a volte sono la stessa cosa.
Di questo dovrebbero tenere conto i decisori politici, anche quelli di casa nostra, che in nome di un illusorio mondo senza droga, con la loro guerra alla droga, non fanno che alimentare il mercato nero di qualunque sostanza e di questo dovrebbero rendersene conto anche coloro che con le migliori intenzioni vanno in piazza a manifestare per la pace.
Eugenio Montefrancesco (per piccole correzioni della traduzione automatica)
Fonte
La nota antiproibizionista
EDITORIALE | di Roberto Spagnoli – RADIO – 07:30 Durata: 4 min 40 sec