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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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Il rischio di dipendenza nel modo di “farsi”.

La modalità di assunzione.
Fumare una droga o iniettarsela per endovena aumenta il suo potenziale di indurre dipendenza patologica.
Sia con il fumo che con endovena le droghe raggiungono il cervello in pochi secondi, producendo una potente esplosione di piacere. Tuttavia, questa intensa “esplosione” (“alto”) può affievolirsi nel giro di pochi minuti, portando l’utilizzatore a livelli umorali molto più bassi di quelli normali. Si tratta di un contrasto crudamente e fortemente avvertito e gli scienziati ritengono che tale spiacevolissima e angosciante sensazione spinga gli individui a ripetere l’abuso di droghe nel tentativo di rivivere l’elevato stato di benessere.
Un esempio conosciuto da molti è il differente sviluppo di dipendenza dovuto alla cocaina quando ottenuta attraverso la masticazione delle foglie – quindi una assunzione orale, lenta – al contrario di quanto accade in caso di assunzione per via endonasale (sniffare) o attraverso l’inalazione dei vapori con il crack. Con queste ultime modalità la dipendenza patologica si struttura molto rapidamente.
D’altra parte è assolutamente intuitivo che la quantità totale di “farmaco” che giunge nel sangue, se in uso per via endovena, corrisponde praticamente a tutto quello che si inietta in vena.
Poi la sostanza si distribuirà nell’organismo, compreso il cervello. E se il farmaco può attraversare facilmente la barriera ematoencefalica allora il cervello viene inondato completamente e velocissimamente.
Gli effetti saranno immediati, potenti (come in realtà desiderato dal paziente) e contemporaneamente un più rapido sviluppo di una dipendenza patologica.
Tutto ciò non accade con la via orale perché l’assorbimento è lento e progressivo; in altre parole nel passaggio dalla sede gastro-intestinale alla circolazione generale (quindi poi anche nel cervello) la sostanza è assorbita in quantità inferiori e nel tempo (ovvero con specifica lentezza).
L’eventuale sviluppo di dipendenza allora è molto più lento, meno potente o addirittura mancare.

I risultati di un nuovo studio clinico condotto in doppio cieco e randomizzato, utilizzando l’imaging PET/fMRI, pare riaffermare, l’importanza della via di somministrazione nello sviluppo di stati di dipendenza patologica.
Quando una droga viene assunta per via endovenosa, non quando assunta per via orale, si attivano un gruppo di regioni cerebrali conosciute come “rete di salienza” (una rete che comunica le “notizie”, gli avvenimenti di particolare importanza). Quando le droghe entrano rapidamente nel cervello, ad esempio tramite iniezione o fumo, creano un effetto immediato e per tale ragione molto desiderato.

Non era però ben conosciuto perché tale circostanza determinasse anche una maggiore dipendenza
rispetto all’assunzione orale, salvo che l’osservazione clinica.

Questo studio offre nuove informazioni che aiutano a spiegare cosa potrebbe causare questa differenza.
Alla sperimentazione hanno partecipato 20 adulti sani che hanno ricevuto in tre differenti sessioni, per via orale o endovena, una piccola dose di placebo o di un farmaco stimolante, il metilfenidato comunemente noto come Ritalin; è questo un farmaco da prescrizione sicuro ed efficace utilizzato per il trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) ma altrettanto utile in questo tipo di ricerca.
Sono state misurate le attività cerebrali con fMRI e la concentrazione di dopamina, tramite PET:
– nel caso della via orale, i livelli di dopamina hanno raggiunto il picco a più di 1 ora dalla somministrazione;
– con la via endovenosa la dopamina ha raggiunto la massima concentrazione molto più rapidamente, entro 5-10 minuti dalla somministrazione.
– Inoltre, due regioni del cervello che fanno parte della “rete di salienza” (prima detta), la corteccia cingolata anteriore dorsale e l’insula, sono state attivate solo dopo aver ricevuto il metilfenidato per endovena; al contrario, queste stesse aree del cervello non vengono attivate dopo aver assunto metilfenidato per via orale.

La rete di salienza sembra svolgere un ruolo fondamentale nell’uso di sostanze e nello sviluppo della dipendenza.
Essa, infatti, attribuisce valore (salienza) alle nostre esperienze ed è importante per riconoscere le sensazioni interne, compresi gli effetti soggettivamente percepiti con le droghe.
Questa ricerca si aggiunge ad altri studi che mostrano come individui che abbiano subito danni all’insula (parte della “rete di salienza”) cessano di essere dipendenti ovvero possono presentare una completa remissione della loro dipendenza.

E’ a tutti noto, per naturale esperienza, che solo le cose importanti, di un certo “sapore” ci coinvolgono.
A volte fanno anche molto male.
Tra queste indubbiamente le droghe.

g.montefrancesco

Fonti

www.insostanza.it. La dipendenza patologica.
– NIDA (National Institute on Drug Abuse)
– P. Manza, et al. Neural circuit selective for fast but not slow dopamine increases in drug reward. Nature Communications. DOI: 10.1038/s41467-023-41972-6 (2023).