Mary. 30 anni sesso dipendente
Mary, una donna single di 30 anni ha una storia complessa fatta di un’infanzia passata tra divorzio precoce dei genitori, abusi fisici ed emotivi, un problema di consumo problematico di alcolici durante l’adolescenza e disturbi alimentari.
Attualmente abusa di farmaci (prescription drugs) controllando di più il consumo di alcolici.
Iniziò una relazione con il suo datore di lavoro, 45enne sposato, all’età di 23 anni. La storia, che lei credeva monogama, non lo era affatto.
L’amante, come lei, era un sesso-dipendente (sex addict) molto attivo ed era invischiato in rapporti con molte altre donne oltre Mary.
In conseguenza la relazione era fondata su menzogne, inganno, alcol e durò quattro anni nel corso dei quali lei continuava a bere, prendere droghe, e fare sesso con altri uomini ogni volta che non poteva stare con il suo amante.
Quando la storia divenne più intensa, il datore di lavoro amante mandò Mary fuori città per tenerla lontana dalla sua famiglia. Dopo due anni di relazione, la giovane donna fu sentita dal servizio di Saluta Pubblica per ripetute gravidanze “indesiderate”. Con la prima gravidanza a circa 20 settimane di gestazione la donna, sotto molto stress, acconsentì ad un aborto sotto la pressione della madre e dell’amante. Dopo l’aborto la donna minacciò di denunciare di molestie sessuali il suo amante se questo non le avesse dato i soldi necessari a compensare la sua sofferenza. Lui acconsentì e parte dell’accordo fu che lei si licenziasse.
Dopo aver perso il lavoro, la storia riprese come se niente fosse successo, ad eccezione del fatto che lei desideri un sostegno finanziario dal momento che il suo datore di lavoro, amante, non le aveva permesso di lavorare più con lui. Iniziò a lavorare come cameriera e badante.
Rimase incinta una seconda volta e, in questo caso, ebbe un aborto nel primo trimestre. La terza volta concepì, decise di non dire niente all’amante fino a quando sarebbe stato troppo tardi per l’ennesimo aborto, nella speranza che lui avrebbe così lasciato la moglie e la sua famiglia per stare con lei ed il bambino. Ma questo non avvenne.
La relazione finì perché il suo amante realizzò di avere un problema e di soffrire di sexual addiction (ovvero dipendenza da sesso) e iniziò un processo terapeutico. Quando lui suggerì a lei di chiedere aiuto, lei negò di avere un problema. Dopo la nascita del bambino la giovane donna ricominciò la stessa storia con un nuovo amante. Questa volta quando rimase incinta l’uomo fu d’accordo con lo sposarsi. Oggi questa donna continua a soffrire di comportamento d’abuso e a gestire male la sua sessualità.
Fonte.
Cyndi Gale Roller, Sex Addiction and Women: A nursing issue, Journal of Addictions Nursing, 7/11/2011