Coronavirus e droghe (cocaina oppiacei nicotina marijuana)
Il testo dell’articolo Coronavirus e droghe è originariamente redatto da NIDA (National Institute on Drug Abuse).
La traduzione e l’adattamento sono del dott. giuseppe montefranesco comprese le frasi presenti in corsivo (ndr)
23 marzo 2020
Nella situazione attuale, considerata la pandemia da coronavirus (COVID-19, malattia da coronavirus), la sanità deve valutare che il contagio può colpire pazienti che usano droghe. Il virus attacca i polmoni e quindi rappresenta una minaccia particolarmente grave per coloro che fumano sigarette, marijuana o vaporizzano prodotti della cannabis o usano oppiacei, amfetamine, cocaina o stimolanti in genere. Tutte queste persone divengono molto vulnerabili al virus a causa degli effetti che queste droghe hanno già sulla funzionalità respiratoria e sul tessuto polmonare. Alcuni di loro hanno inoltre maggiori difficoltà sociali (senza tetto, carcerazioni) che possono favorire la trasmissione del virus perché a stretto contatto con altri.
Si ritiene che il virus che causa il COVID-19, alla fine del 2019 a Wuhan, nella provincia cinese di Hubei, abbia fatto un salto di specie passando da alcuni mammiferi (probabilmente i pipistrelli) agli esseri umani.
Il microrganismo attacca il tratto respiratorio e appare avere un tasso di mortalità più elevato rispetto all’influenza stagionale; attualmente questo sta accadendo in Italia che soffre di un numero di decessi superiore alla stessa Cina (ndr).
L’esatto tasso di mortalità è ancora sconosciuto, poiché dipende dal numero di casi non diagnosticati e asintomatici e sono necessarie ulteriori analisi. Finora, i decessi e le malattie respiratorie da COVID-19 sembrano colpire di più gli anziani e coloro con problemi di salute preesistenti, come il diabete, tumori o altre patologie respiratorie. È quindi ragionevole preoccuparsi del fatto che se vi sono una funzionalità polmonare compromessa o malattie polmonari dovute al consumo di nicotina o altro, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), queste possono mettere le persone a rischio di gravi complicanze da COVID-19.
È stato inoltre riscontrato che in pazienti contagiati da altri coronavirus che colpiscono sempre il sistema respiratorio, come quelli che causano la SARS (sindrome respiratoria acuta grave) e la MERS (sindrome respiratoria mediorientale), la prognosi peggiora se vi è la concomitanza di malattie cardiovascolari e altre malattie respiratorie.
In Cina, il 52,9 per cento degli uomini fuma, contro il solo 2,4 per cento delle donne; un’ulteriore analisi dei dati emergenti COVID-19 dalla Cina potrebbe aiutare a comprendere se questa disparità sta contribuendo alla maggiore mortalità osservata negli uomini rispetto alle donne, come riportato da China CDC.
E’ noto che fumare danneggia la salute dei polmoni e lo stesso pare accada con lo svampo delle sigarette elettroniche. Con quest’ultime non è ancora noto se possa portare alla BPCO ma emergenti evidenze suggeriscono che l’esposizione al “vapore” delle sigarette elettroniche può danneggiare le cellule polmonari e diminuire la capacità di rispondere alle infezioni. Ad esempio, in uno studio supportato dal NIH (National Institute of Health – USA), i topi infettati dal virus dell’influenza ed esposti a questi aerosol hanno subito maggiori danni tissutali e un più grave processo infiammatorio.
Tra le circostanze che possono predisporre a malattie cardio-polmonari o ad un loro decorso clinico più gravoso – come può accadere nel caso del COVID-19 – vanno anche considerate, soprattutto in talune Regioni, una elevata densità di popolazione (al pari di quanto accade nelle carceri) che facilita contatti e contagi, un alto grado di inquinamento ambientale e la notevole concentrazione di polveri sottili (ndr).
Coronavirus e droghe: Le persone che usano oppioidi ad alte dosi per necessità mediche o anche perché dipendenti da queste droghe devono rispondere a differenti pericoli che minacciano la loro salute respiratoria. Tutti gli oppioidi agiscono, tra le altre azioni, anche nel tronco encefalico rallentando la respirazione e il loro uso non solo mette l’utente a rischio di overdose letale o mortale ma può anche causare ipossiemia, una nociva riduzione dell’ossigeno nel sangue. La mancanza di ossigeno è pericolosa per il cervello giacché le cellule cerebrali resistono ad una sua riduzione per brevi periodi mentre possono subire danni quando questo stato persiste.
Le malattie respiratorie croniche aumentano il rischio di mortalità per overdose tra le persone che assumono oppioidi; quindi una ridotta funzionalità polmonare da COVID-19 può mettere in ulteriore pericolo questa popolazione.
Anche la metamfetamina pone a particolare rischio le persone che ne fanno uso. Questa sostanza causa vasocostrizione (tutte le sostanze stimolanti producono tale effetto, in maniera più o meno accentuata, amfetamine, metamfetamine, cocaina etc…ndr), ed è questa una delle proprietà che contribuisce al danno polmonare e all’ipertensione polmonare. I medici devono tenere conto dei possibili effetti conseguenti all’uso di metamfetamine (come di altri stimolanti) nel trattamento di pazienti affetti da COVID-19.
In questo momento sappiamo molto poco del COVID-19 e ancor meno della sua interazione con i disturbi da uso di droghe.
Possiamo comunque fare supposizioni sulla relazione “coronavirus e droghe” basate sull’esperienza passata secondo cui le persone con problemi di salute a causa del fumo, le persone con disturbi da oppioidi, stimolanti, cannabis e altre sostanze potrebbero trovarsi, per molteplici ragioni fisiologiche e socio-ambientali, ad un aumentato rischio di COVID-19 e alle sue più gravi complicanze.