L’eroina o diacetil-morfina è la cosiddetta “madre di tutte le droghe”.
Ad essa si arriva con frequenza, partendo dall’uso di qualsiasi altra droga, perché appare risolvere tutti gli affanni della vita attraverso un intenso piacere accompagnato da uno stato di anestesia emotiva.
Sono noti diversi tipi di polvere di eroina ma la “brown sugar”, la meno pura, è quella più comune con un costo di 30-45 euro al grammo.
L’eroina, al dettaglio, viene “tagliata” per cui il consumatore non sa mai se la dose acquistata è più forte o meno dell’usuale o con che cosa è stata tagliata e rischia sempre una overdose o di non ottenere l’effetto desiderato.
Quando iniettata l’eroina giunge al cervello entro 7-8 sec.; può anche essere fumata, “sniffata” o inalata soprattutto se è di buona qualità evitando così il rischio della trasmissione infettiva.
L’eroina, possiede una attività di tipo inibitorio, da cui l’analgesia ed il “rallentamento” di tutte le funzioni. Quello che interessa però all’uomo è la sua specialissima azione sul circuito del piacere per cui diviene desiderabile e urgente “farsi”. Ciò è conseguente alla sua azione di inibizione su particolari interneuroni cerebrali, quelli di tipo GABAergico, presenti nell’area ventrale tegmentale del mesencefalo (VTA) che inibiscono la produzione di dopamina all’interno del sistema cerebrale della gratificazione mentre l’eroina, inibendo tale inibitore, aumenta la dopamina in tale sistema favorendo la percezione di un intensissimo benessere.
Essa induce rapidamente tolleranza, dipendenza fisica e psicologica di grado elevato; da questo stato di tossicodipendenza è spesso molto difficile uscirne. Gli effetti collaterali dell’eroina sono potenti quanto le sue apparenti convenienze, dai decessi alle malattie infettive, dai problemi con la legge ad una condizione di separazione dalla normalità sociale; è una specie di carcerazione in cui si entra e si rientra per le frequenti ricadute.
Il trattamento è di notevole efficacia: metadone, buprenorfina, interventi psico/sociali o la scelta di una Comunità Terapeutica consentono di affrontare la malattia; le ricadute sono parte di essa e non una sconfitta. Le profonde ragioni del paziente, la volontà di separarsi dall’eroina sono strumenti indispensabili al successo di un percorso terapeutico.