Marijuana e schizofrenia: luci e ombre
Un abbondante uso di marijuana tra i 15 e i 17 anni, età potenzialmente critica per lo sviluppo cerebrale, può determinare una più precoce insorgenza di disturbi psicotici nei soggetti predisposti (con storia familiare di schizofrenia o altri disturbi psicotici). Un recente studio della ACES (Allied Cohort on the Early course of Schizofrenia), mostra infatti che i soggetti che hanno fatto uso di cannabis tra i 15 e 17 anni di età, hanno avuto un FEP (primo episodio psicotico) in media 4 anni prima di coloro che non ne hanno fatto uso.
E’ questo un dato molto significativo perchè un ritardo nell’insorgenza della psicosi è di fondamentale importanza nel migliorare i risultati in termini di severità dei sintomi e disabilità. Questo, in sintesi, è quanto riportato dal prof. Michael D.Compton, psichiatra alla Hofstra University di New York, durante il meeting annuale del 2014 della APA (America Psichiatric Association).
Predittori dell’età di insorgenza della psicosi sono il sesso maschile e una storia familiare di psicosi, entrambi fattori non modificabili, dice il prof. Compton, La domanda che mi sono posto è stata: l’uso di cannabis in epoca pre-patologica può essere un altro dei determinanti dell’età di insorgenza. Per rispondere a questa domanda lo stesso ha realizzato lo studio sopra citato su 247 pazienti che hanno avuto un FEP, interrogandoli molto dettagliatamente sul loro uso di marijuana a partire dai primi utilizzi fino ad arrivare all’epoca dei prodromi della psicosi e dell’ospedalizzazione: l’età media di comparsa dei sintomi psicotici è stata di circa 21 anni per i soggetti che hanno fatto uso di marijuana tra i 15 e i 17 anni, contro una media di 23 anni per quei soggetti che invece non ne hanno fatto uso in quel periodo.
I ricercatori hanno poi guardato alla dose, calcolata in base al numero annuo di sigarette di marijuana fumate, trovando che anche questo può essere un fattore predittivo dell’età di comparsa per i consumatori tra i 15 e i 17 anni e che questo non accade in coloro che ne fanno uso dopo i 18 anni.
L’uso di marijuana per gli adolescenti è quindi particolarmente nocivo.
Spiega Compton.
“E’ fondamentale fare qualsiasi cosa per ritardare lo sviluppo di questa patologia e ciò darà un importante beneficio al paziente. L’età di insorgenza è in larga parte ciò che determina il livello di disabilità sociale dato da questa patologia.
A tal proposito Serena Deiana, neuroscienziata del Dipartimento di Farmacologia di Biberach an der Riss in Germania, analizza anche un altro aspetto della stretta associazione tra cannabis e schizofrenia. Pur chiarendo che gli schizofrenici fanno un maggior uso di marijuana rispetto alla popolazione normale e ordinariamente questo uso può scatenare in loro episodi psicotici ma la ricercatrice evidenzia che in una piccola percentuale di schizofrenici allevia i propri sintomi psicotici fumando cannabis.
Come può dunque la stessa sostanza avere questo duplice effetto, provocando e alleviando lo stesso sintomo?
I numerosi studi degli ultimi anni hanno chiarito che il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) è la sostanza responsabile del legame tra cannabis e sviluppo di psicosi; nella cannabis, però, in aggiunta al THC sono stati riconosciuti altri numerosi fitocannabinoidi, tra cui cannabidiolo (CBD), cannabigerolo (CBG), tetraidrocannabivarina (THCV). Sembra che proprio a questi sia ascrivibile il potenziale anti-psicotico della cannabis.
In particolare il CBD, costituente non psicoattivo della cannabis sativa, è oggetto di crescenti attenzioni: uno studio del 2008 dimostrava che le psicosi e i deliri erano correlati con il rapporto tra CBD e THC fumati e misurati nei capelli. Venivano osservati più alti livelli di anedonia, allucinazioni e deliri negli individui con solo THC nei capelli rispetto a quelli con THC e CBD e a quelli senza cannabinoidi.
Ciò supporta ulteriormente il concetto che l’assunzione di CBD contrasta in parte gli effetti psicotropi del THC. In sintesi quindi il THC sarebbe responsabile dell’insorgenza degli episodi psicotici mentre il CBD potrebbe migliorarne i sintomi.
Di recente, inoltre, numerosi modelli comportamentali, neurochimici e clinici hanno mostrato che il CBD ha un profilo farmacologico simile a quello degli antipsicotici atipici e che questo cannabinoide è un’alternativa clinicamente valida e ben tollerata al trattamento dei sintomi della schizofrenia, dal momento che è tra l’altro privo di effetti collaterali di tipo extra-piramidale.
Alla luce di tutto ciò diventa chiara la necessità di ricerche volte ad evidenziare tanto gli aspetti negativi quanto quelli positivi dell’uso di cannabis. Attenzione quindi a non far passare l’errata convinzione che tale uso sia sempre positivo, supportati dalle evidenze sul potenziale anti-psicotico di alcuni fitocannabinoidi; nè tantomeno a farne passare una visione totalmente negativa, privando la medicina delle numerose proprietà terapeutiche di questa sostanza.
Mattia Bozzelli studente di medicina
Fonti:
Pauline Anderson, Teen Marijuana Use linked to Earlier Psychosis Onset, 2014 Medscape.com
Serena Deiana, Medical Use of Cannabis. Cannabidiol: a new light for schizophrenia?, Drug Testing and Analysis, 2012.