L’ecstasy utile in psichiatria ?
Spesso viene pubblicato che sostanze, notoriamente più note per scopi voluttuari, in realtà possono avere una qualche utilità in certi disagi psichiatrici.
Tra queste l’MDMA (3-4 metilendiossimetamfetamina o ecstasy) e la psilocibina sono le più riportate.
Quali le ragioni di tali opportunità terapeutiche ?
L’MDMA, somministrato all’interno di setting controllati, mostra particolare efficacia nel ridurre la sintomatologia ansiosa con ciò permettendo l’elaborazione ed il contenimento dei vissuti emotivi all’interno della relazione psicoterapeutica.
A consentire tale opportunità partecipano le azioni del farmaco a livello cerebrale ove determinerebbe:
– un aumento della serotonina,
– un aumento dei livelli di ossitocina, ormone importante nel mantenimento dei legami affettivi in tal caso utile per l’alleanza terapeutica
– una diminuzione dell’attività dell’amigdala osservata con studi di brain imaging; l’amigdala è parte importante del cervello nella gestione delle emozioni ed in particolar modo della paura.
L’utilizzo dell’ecstasy a scopo terapeutico avviene dunque sfruttando alcuni degli effetti che generalmente sono riportati dai consumatori, ovvero:
– euforia,
– benessere,
– amore e fiducia verso gli altri,
– loquacità,
– disinibizione, rilassamento e aumentato desiderio sessuale,
– autoesplorazione, elevata percezione sensoriale ed incremento dell’energia.
Tutti questi vengono utilizzati proficuamente durante il lavoro psicoterapico.
Ed i possibili rischi legati all’abuso della sostanza?
Una buona impostazione del trattamento ed un attento follow-up, vengono riferiti elementi di fondamentale importanza per ridurre il rischio di abuso.
Generalmente tuttavia, non si verifica tra i pazienti un utilizzo della sostanza al di fuori dell’ambiente clinico.
Francesca Targi psicologa
Bibliografia
Mithoefer et al., Durability of improvement in posttraumatic stress disorder symptoms and absence of harmful effects or drug dependency after 3,4-methylenedioxy methamphetamineassisted psychotherapy: a prospective longterm follow-up study, Journal of Psychopharmacology, 2012,6, 20-30.