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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Buone notizie per il trattamento dei cocainomani

Riporto e commento brevemente una notizia apparsa su Neuron, importantissima rivista scientifica e relativa ad uno studio sulla cocaina, per come è stata riportata dai giornali scientifico-divulgativi. I risultati del lavoro sono indubbiamente interessanti perchè alla fine “toccano” il comportamento dell’individuo ma non impediscono l’azione della cocaina. In verità poi, se così sono i risultati, la notizia è buona ed interesserebbe tutte le droghe, tutte interessate da questa drammatica conseguenza, spiegata in basso (ndr).
Gli effetti che la cocaina determina sul comportamento sono di tipo stimolante e derivano dalla sua capacità di potenziare la segnalazione sinaptica da parte della dopamina e la serotonina – delle quali blocca il reuptake – sui neuroni postsinaptici; ciò porta, nel tempo, ad alterazioni trascrizionali in queste cellule iperstimolate da una concentrazione elevata, non naturale dei due neurotrasmettitori.

Per alterazioni trascrizionali, gli autori vogliono dire “semplicemente” che viene modificato l’indirizzo del DNA ovvero della sintesi proteica. In sostanza la cellula opera in altro modo e per altri obiettivi. I sistemi che vengono coinvolti sono fondamentali per lo stato di benessere, la memoria, l’apprendimento, le scelte, le motivazioni e il controllo del comportamento. Praticamente coinvolgono tutto l’individuo.
Ovviamente questo farmaco non impedirebbe l’uso di cocaina perché non incide né sul suo meccanismo d’azione né sugli effetti ricercati. Potrebbe divenire parte dell’armamentario terapeutico perché in grado di limitare o impedire una delle conseguenze fondamentali che conseguono all’uso di cocaina (come nell’uso prolungato di altre droghe): una sorta di “mutazione” del complessivo comportamento dell’individuo ossessivamente orientato all’uso della droga/droghe. Forse poi nel tempo, non avvenendo ciò, forse, l’individuo non strutturando la sua patologia potrebbe avere più probabilità di affrontare la sua patologia.(ndr) Gli autori riportano che le azioni trascrizionali della cocaina e conseguentemente le modificazioni dei comportamenti dovuti all’assunzione della droga, sono mediate dal monossido d’azoto (NO) e dalla gliceraldeide-3-fosfato deidrogenasi (GAPDH). Se le dosi di cocaina sono basse gli effetti stimolanti interessano il comportamento mentre dosi elevate, sono neurotossiche perché stimolano stimolano il sistema citotossico p53.

Il CGP3466B è un farmaco, che è apparso potentemente e selettivamente in grado di bloccare la via di segnalazione che coinvolge gli elementi prima detti (NO e GAPDH), e in tal modo impedisce gli effetti comportamentali di cocaina fornendo una strategia nei disturbi da assunzione di tale sostanza. Secondo il capo della ricerca questo composto oltre a chiarire ulteriormente l’azione e gli effetti della cocaina potrebbe diventare il primo farmaco specificatamente indirizzato al trattamento dei cocainomani. Speriamo ! Questo sono le promesse della scienza sperimentale. Nel frattempo, clinicamente, considerato che la dipendenza da cocaina è un grave problema di salute negli Stati Uniti, con una prevalenza stimata pari a circa l’1,1% e che tentativi di trattamento sia da un punto di vista psicosociale che farmacologico non sono stati molto promettenti, alla Columbia University hanno cercato di fare uno studio clinico che associa due farmaci, un mix, a rilascio prolungato, di sali di amfetamina e topiramato (anticonvulsivante utilizzato anche nel trattamento dell’alcolismo). La prova clinica si è conclusa su 81 pazienti che hanno acconsentito allo studio, protratto per 14 settimane. I pazienti avevano iniziato con 10 mg di sale di amfetamina e 25 mg di topiramato al giorno. Entrambi i farmaci sono stati aumentati lentamente nel corso dello studio. La dose massima del preparato anfetamine è stata di 60 mg dopo 2 settimane e la dose massima di topiramato di 150 mg due volte al giorno dopo 6 settimane. Gli autori hanno concluso dai loro risultati che si tratta di un approccio che dovrebbe essere studiato ulteriormente.Chiaramente, una delle limitazioni è che con questo tipo di processo, non si riescono a distinguere se il trattamento di combinazione è più efficace dei singoli trattamenti (sic!).

dott. giuseppe montefrancesco

Fonti bibliografiche

Risheng Xu et al., Behavioral Effects of Cocaine Mediated by Nitric Oxide-GAPDH Transcriptional Signaling, Neuron, 2013, vol. 78, Issue 4, Pages 623-630
Wolfgang Fleischhacker, from the Department of Psychiatry and Psychotherapy at the Medical University of Innsbruck, for Medscape.