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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Social network: al centro del mondo, soli?

I social network sono parte della nostra ordinaria quotidianità e oramai parlare di novitA� quando si nominano facebook (FB), twitter, youtube e gli altri social media appare anacronistico. Se siete tra coloro che li rifiutano dovete prendere atto che rappresentano la societA� odierna, ed hanno creato una diversa cultura della socializzazione; persino il Papa si A? a�?lanciato in retea�? con il suo primo tweet che ha risuonato sui media per giorni e giorni. I social network sono piattaforme comunicative e creano relazioni tra persone che possono scambiarsi idee, condividere foto, dare vita a discussioni tematiche, fare nuove amicizie e addirittura innamorasi. Tutto sotto il nome della moderna socializzazione o forse per esigenza e necessitA� tra le piA? antiche. In forma di acquisita e solida conoscenza si ripete spesso che il nostro cervello si A? evoluto rispondendo ai bisogni (alle funzioni) naturali perchA� la specie sopravvivesse nel modo migliore. Alla naturalitA� appartengo il sesso, la��alimentazione (il cibo), la��accudimento dei figli, la��interazione sociale. Non si puA? stare soli; con gli a�?altria�? si trova il compagno/a e si costruisce tutto il necessario per la vita. Questo viene ricompensato con una stato di elevato benessere, divenendo questa��ultimo una specie di coazione a ripetere. Da��altra parte il grande valore delle funzioni in gioco deve essere riconosciuto e ricompensato. Siamo felicemente dipendenti dalla natura. Quindi condividere pensieri ed emozioni con gli altri e parlare di noi A? un bisogno primario per la��uomo, come bere e dormire. Tra la��altro alcuni ricercatori (Tamir et al., 2012) che hanno valutato quale area del cervello si attiva quando le persone parlano di sA�, a mezzo della risonanza magnetica per immagini (RMI), mostrano che la regione celebrale coinvolta A? il nucleo accumbens, che si a�?accendea�? quando proviamo piacere. Il nucleo accumbens A? parte principale del circuiti cerebrali della ricompensa e svolge un ruolo critico nella mediazione degli effetti di rinforzo positivo acuto (gratificazione) sia di molti farmaci da��abuso (droghe) che delle funzioni naturali. Raccontarsi A? appagante, ci fa stare bene, proprio come mangiare e fare sesso; basti pensare che 1/3 delle conversazioni tra le persone A? tesa a parlare di sA� e delle proprie esperienze personali. Aprirsi agli altri ci permette di costruire e mantenere le relazioni interpersonali, attivitA� che sta alla base della socialitA� umana. Questo tipo di comunicazione raggiunge la sua massima espressione sui social network dove le conversazioni intorno al sA� rappresentano la quasi totalitA� delle informazioni scambiate. Oltre rispondere al bisogno di parlare di se stessi, lo spazio comunicativo offerto dai social media ci regala una��altra opportunitA�. Un vantaggio non da poco. Ogni volta che ci raccontiamo, che pubblichiamo una nostra foto o scriviamo un nostro pensiero sui social network riceviamo dei feedback (informazioni di ritorno) dalle altre persone, che potranno commentare, condividere il nostro pensiero o semplicemente approvarlo (esempio con un a�?mi piacea�? su facebook). Queste indicazioni di ritorno sono per noi preziosissime, ci dicono come appariamo agli occhi altrui, arricchiscono la conoscenza di noi stessi spingendoci a modificare o migliorare alcuni aspetti del nostro comportamento sociale e a cercare il consenso altrui. Il processo di conoscenza intorno al sA� a�� mi racconto, ho informazioni di ritorno dagli altri e parlo di me nuovamente tenendo conto dei commenti ricevuti a�� talvolta puA? generare una spirale alla��interno della quale la persona rimane intrappolata; egli diviene A�dipendente dallo strumento, in un gioco di specchi che restituisce una possibile, illusoria identitA�. A�Si A�cerca sempre piA? popolaritA� e consenso e A�il tempo trascorso online diventa eccessivo. Questa dipendenza, senza sostanza, si esprime nel desiderio impellente di controllare in continuazione la propria pagina online, nel ricercare sempre nuove amicizie da poter aggiungere sul proprio profilo. La mole di tempo occupato in internet A? cosA� tanta da interferire con altri aspetti della propria vita: come il lavoro, la scuola, il tempo libero. A questo si associa una tendenza al ritiro sociale che rende la persona dipendente poco propensa ad avere contatti diretti con gli altri. Assuefazione, craving (desiderio incoercibile) e astinenza sono i sintomi di dipendenza collegati, evidenti con la��abuso delle sostanze, ma anche con i social media. La��assuefazione si esprime nel bisogno di essere online per un periodo sempre piA? esteso al fine di provare la medesima sensazione di piacere e appagamento.A�Il craving si manifesta con pensieri fissi e ricorrenti sulla necessitA� di connettersi e con la��impulso incontrollabile di essere on line.A�La��astinenza invece mostra i suoi sintomi nel disagio psicologico, nella��ansia, nella��umore depresso, nei problemi di sonno quando si A? lontani dal social network. I social media non sono dannosi di per sA�. Il paradosso A? che il bisogno primario di comunicare e stare con gli altri puA? essere completamente ribaltato. Al centro di un mondo iperconnesso ma soli;A�da copernicani digitalici a solitari tolemaici. Riferimenti: Tonioni et al. (2010). Dipendenza da internet: esiste davvero? Dipendenze patologiche 5, 1, 3. Tamir et al. (2012). Disclosing information about the self is intrinsically rewarding. PNAS. doi: 10.1073/pnas.1202129109.